La Cgil nazionale, in una nota, comunica il pieno appoggio alle proteste e agli scioperi nei centri di smistamento pacchi della catena Amazon, dopo che – venerdì – un lavoratore del deposito di Passo Corese, in provincia di Rieti, è risultato positivo al coronavirus. Le proteste, e in particolare lo sciopero proclamato per oggi nel magazzino di Calenzano, provincia di Firenze, chiedono il rispetto delle misure di sicurezza definite nel protocollo siglato a livello nazionale e quindi il comitato di monitoraggio tra sindacati e azienda previsto dallo stesso protocollo. La catena multinazionale Amazon, come già in altri Paesi Ue, anche in Italia a partire da sabato scorso, ha deciso di effettuare consegne soltanto di prodotti prioritari per il cliente, anche per non appesantire i carichi di lavoro sui dipendenti, ha disposto l’igienizzazione dei furgoni e ha stabilito, già da alcune settimane, che la firma alla consegna del pacco, che il cliente deve ritirare a distanza di sicurezza dal corriere, non è necessaria per evitare contatti.
La Cgil nazionale scrive nel comunicato di oggi: “Sosteniamo le mobilitazioni che in queste ore stanno coinvolgendo i lavoratori degli stabilimenti Amazon. Oggi sciopero a Calenzano, in provincia di Firenze, proteste negli stabilimenti in Piemonte, Lazio e Lombardia dove sono ancora aperte le vertenze per chiedere che venga garantita la salute e la sicurezza degli addetti e che venga limitata l’attività di consegna ai soli beni essenziali”. Per la Confederazione “l’unica strada per affrontare con responsabilità l’emergenza sanitaria è ridurre le attività di modo da consentire la minore esposizione dei lavoratori e adeguare l’organizzazione del lavoro così da permettere il rispetto di tutte le indicazioni del ministero della Salute”. Amazon scelga quindi – conclude la Cgil – la via del confronto e dell’interlocuzione con i sindacati e con i lavoratori. La salute e la sicurezza non devono essere sacrificati a nessun interesse economico”