A Roma ci sono 6.250 realtà attive e reattive. Si tratta di associazioni, cooperative, comunità di quartiere, gruppi di acquisto solidale, enti ecclesiali, organizzazioni del commercio equo e solidale. Insomma tutti soggetti vitali, che tengono assieme la città, in modo solidale, facendo rete. Una situazione che emerge da “Reti di mutualismo e poli civici a Roma“, volume voluto da LabSU – Laboratorio di Studi Urbani “Territori dell’abitare” (DICEA – Sapienza Università di Roma) in collaborazione con l’Associazione Fairwatch.
Piu di 20 realtà sul territorio
La ricerca ha analizzato 21 contesti territoriali: : dall’Esquilino a la Pisana, da Spinaceto a Montesacro, dal Quarticciolo a Corviale, da Tor Sapienza a Cinecittà, dal Tufello a Tor Bell Monaca. La maggior parte di queste realtà appartiene a reti territoriali, nazionali ma anche internazionali, sono tecnologicamente avanzate e mediamente capaci di gestire professionalmente i rapporti istituzionali, con la stampa. Associazioni che fanno rete.
Bilanci in regola, fondi spesi per attività
Dall’analisi dei risultati di bilancio pre e post-crisi di evince fino all’80% delle risorse a disposizione viene assorbito da spese connesse alle attività, il 35% in media per le retribuzioni, il 5% come contributi diretti al territorio. Questi “poli attrattivi” si occupano non soltanto delle proprie attività specifiche ma partecipano o catalizzano vertenze più ampie e trasversali. Per più della metà si tratta di associazioni culturali o di promozione sociale, e il vero problema è che hanno difficoltà a raffrontarsi con l’amministrazione pubblica.
Molta collaborazione, ma a Tor Bella Monaca difficile dialogare
“Una città vitalissima – dice l’urbanista Carlo Cellamare, che ha coordinato la ricerca – Emerge un forte spirito collaborativo tra le varie associazioni, anche se ci sono realtà che sono in difficoltà su questo fronte. Non sempre è facile il rapporto con le istituzioni. Se prendiamo l’esempio di Tor Bella Monaca si potrebbe fare di più per rafforzare la collaborazione tra questi soggetti. Va meglio all’Esquilino, solo qua ci sono 350 realtà, e al Quarticciolo. Ne nascono i poli civici, per gestire gli spazi comuni”.
Associazioni e pubblico dialoghino di più
Per l’economista Monica Di Sisto “la Regione Lazio ha una legge sui poli civici, ma il Comune di Roma quando è intervento su questo aspetto ha guardato solo alle biblioteche comunali. E poi, bisogna che pubblico e privati lavorino assieme coprogettando. Come dice Papa Francesco, le comunità devono essere coinvolte”. Molte delle realtà, per il 21% fanno servizi sanitari e sociosanitari, e per il 18% riuso ed economia circolare.