Assoluzione ed Atac, per Raggi un week end da incorniciare

Ora, per la festa "finale" forse ci aspetta anche un rimpasto per il necessario rilancio del governo di Roma

Un week end da incorniciare per Virginia Raggi, ieri assolta dall’ accusa di falso in atto pubblico ed oggi ‘vittoriosa’ nel referendum sulla messa a gara dell’Atac.

Che fosse molto difficile raggiungere il quorum necessario per rendere valido il referendum era abbastanza chiaro. Nessuna informazione istituzionale da parte del Comune, che lo ha osteggiato fino al boicottaggio, unitamente a una generale disaffezione verso queste consultazioni, ed alla consapevolezza che il referendum era solo consultivo, e quindi senza effetti concreti sono gli stati elementi decisivi. Sorprende inoltre che il Comune abbia fatto affidamento sul mancato raggiungimento del quorum, dopo averlo abolito (questo infatti è l’ultimo referendum consultivo col numero minimo dei votanti)

E’  un risultato molto deludente per l’opposizione alla Raggi. Certamente non si trattava di un’elezione di ‘midterm’, recante un giudizio politico sull’amministrazione della Città, ma appare strano che, dopo la mobilitazione spontanea dei 10mila di poche settimane fa, e dato lo stato di dissesto totale della azienda che gestisce autobus e metro, il tema sia stato così ignorato dai romani.

In definitiva, per il sì si erano pronunciati non solo la comunità produttiva di Roma, ma anche partiti come Forza Italia o il Pd, il cui impatto però, fra mal di pancia interni, disimpegno e organizzazioni sindacali, è stato molto basso.

Un altro dato interessante è quello relativo all’affluenza suddiviso per aree geografiche. La maggiore affluenza è, infatti, nelle zone centrali, I e II circoscrizione, mentre nelle periferie c’è stato un alto tasso di astensionismo. Sembra quasi che i più preoccupati per l’Atac, siano quelli che probabilmente usano di meno i mezzi pubblici.

Difficile pensare però, al di là del referendum, che i cittadini di Roma siano soddisfatti del servizio (che sia pessimo è palese) e della gestione dell’Atac. Così come un’assoluzione in tribunale non è un giudizio politico, anche un no alla messa a gara non significa che Raggi non debba intervenire (e anche con una certa energia) sull’azienda di trasporto pubblico. Si tratta di un’azienda sull’orlo del baratro, che fornisce una prestazione del tutto insoddisfacente e che grava sulla collettività per cifre enormi: il vero costo del biglietto, è stato calcolato, è in realtà di 7 euro anzichè di 1,50.

La differenza, come sempre, la paga Pantalone.

La sindaca, passata l’euforia del fine settimana, dovrà riprendere in mano i dossier e, forte di queste vittorie, dare una svolta (si parla anche di un rimpasto in giunta) all’azione dell’amministrazione. I mali di Roma affondano le radici in un tempo molto lontano. Ma in questi due anni di governo a 5 Stelle i risultati apprezzabili dai cittadini sono stati ben pochi.

Raggi ha annunciato che chiederà più risorse al governo. Di Maio ha detto che è pronto ad aiutarla. Roma, ancora una volta, aspetta.

 

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