Atac, Bruno Rota pronto a diventare DG

L’attuale amministratore delegato di ATM si è opposto all’ingresso di FFSS nell’azienda di trasporto milanese e per questo è gradito ai grillini. Ma Atac smentisce

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Andrea Arzilli ed Erica Dellapasqua per Il Corriere Roma

 

Ieri altri due nuovi filobus in panne e così diventano tre, da lunedì giorno d’inaugurazione della flotta, i casi segnalati. Sempre dai depositi, poi, è partito l’allarme sulla catena di incendi: l’oggetto della lettera indirizzata dai sindacati alla sindaca — «emergenza sicurezza, intervenire nell’immediato prima che avvenga una tragedia» — racconta anche uno stato d’animo di autisti e addetti alle officine, che letteralmente si muovono su un terreno rovente. Questa è la situazione in strada mentre ai piani alti, attorno alle caselle ancora vuote e da coprire, girano voci di imminenti novità.

 

La nomina del nuovo direttore generale di Atac, che affiancherà l’amministratore unico Manuel Fantasia, potrebbe coincidere – sul piano temporale – col possibile disimpegno del capo di Atm Milano, Bruno Rota, che proprio sul mantenimento di un profilo totalmente pubblico dell’azienda di trasporti milanese (rifiutando le avances di Ferrovie dello Stato) è entrato in conflitto col sindaco Beppe Sala. Posizione che ricalcherebbe, nella Capitale, la visione dei Cinque stelle, che infatti lodano ufficialmente, anche sul blog, i risultati di Rota e probabilmente, al netto dei 24 curricula arrivati per il ruolo di dg, potrebbero considerare l’opzione. Rota a Roma, mentre la seconda ipotesi darebbe Arrigo Giana, attuale amministratore delegato Cotral, di ritorno a Milano proprio in Atm, azienda della quale del resto è già stato ad e direttore dell’area finanza.

 

Per ora voci e indiscrezioni che comunque, visti i trascorsi di entrambi e soprattutto le ultime chiusure di Rota sul possibile tandem con Fs, avvicinerebbero almeno quest’ultimo alla Capitale grillina, dove la maggioranza continua a ripetere «Atac è e resterà pubblica». Oltre le caselle da riempire, arrivano i problemi veri. Il caso dei filobus della Breda Menarini ordinati nel 2009 ma in servizio solo da lunedì ha dimostrato come le preoccupazioni della Cgil («c’è stata troppa improvvisazione nel metterli in circolazione…») fossero più che fondate. Ieri infatti altre due vetture, una sulla Colombo e l’altra sulla Nomentana, sono state trainate fino al deposito, oltre a un’altra che è riuscita a rientrare: «Morte, black out, non hanno più dato segni di vita – raccontano gli addetti -: tutto ampiamente previsto, dopo cinque anni di fermo serviva un rodaggio ben più lungo di pochi giorni».

 

Due mezzi fermi e poi si aggiungono i cinque «rimessati», cioè riaccompagnati in rimessa (a Tor Pagnotta, la più lontana dalla zona di Montesacro dove le vetture sono impiegate) per anomalie, principalmente «problemi di dispersione della corrente». Un doppio problema, i bus in panne, perché il pacchetto manutenzione della ditta fornitrice, la Breda Menarini, non è ancora operativo, si parla di almeno altri 60, 90 giorni durante i quali, per ragioni contrattuali, nessun altro può intervenire, nemmeno gli operai interni dell’Atac. Quindi quei mezzi, rimorchiati in strada, restano guasti nei depositi.

 

Infine, dopo l’ultimo incendio a bordo del 506 a Vermicino (settimo caso almeno tra quelli noti dall’inizio dell’anno e ventesimo dal 2016) arriva anche l’Sos dai sindacati. FiltCgil, Filt-Cisl e Faisa Cisal, nella lettera indirizzata alla sindaca e all’azienda, scrivono che «l’ennesima vettura andata a fuoco dovrebbe imporre un’immediata presa di coscienza da parte della dirigenza, non si tenti di scaricare le responsabilità sul mondo operaio ma ci si faccia carico della carenza di organico e della mancanza di materiali di ricambio: si deve intervenire nell’immediato prima che avvenga una tragedia…».

 

LA SMENTITA DI ATAC

In relazione a notizie di stampa che danno per avvenuta la nomina del nuovo direttore generale di Atac spa, l’azienda sottolinea che il concorso è in fase di svolgimento e che tutte le notizie pubblicate dagli organi di informazione sono false, tendenziose e destituite di ogni fondamento.

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