Atac, perché ci si accorge solo ora del crollo della raccolta pubblicitaria?

A fine settembre Radiocolonna aveva sentito la concessionaria della pubblicità di Atac: Roma poco appetibile e pochi mezzi circolanti. Ora Simioni dice – in ritardo – le stesse cose

Stamattina giornali e agenzie di stampa si sono accorte magicamente che Atac è poco appetibile per tutti coloro che vogliano mettere la pubblicità del proprio prodotto o servizio sui 2.607 bus, filobus e tram del traporto pubblico capitolino. Paolo Simioni, plenipotenziario di Atac, ha infatti firmato un bando per affidare la pubblicità sui mezzi della municipalizzata con una base d’asta di 20,5 milioni. Due anni fa la base di partenza era di quasi 30 milioni e la gara andò deserta. Come riportato da Repubblica, il manager trevigiano si sarebbe accorto che “il contesto ambientale romano disincentiva i grandi investitori” e quindi c’è poca pubblicità, anche per via dello stato di salute di Atac e del suo malconcio parco vetture.

Ma Simioni evidentemente si accorge tardi di un problema – e di un trend – che Radiocolonna conosceva bene e che aveva già denunciato in varie occasioni.

A fine settembre Radiocolonna aveva sentito direttamente l’IGP Decaux, colosso nazionale nella comunicazione esterna e concessionario pubblicitario di Atac, che aveva confermato i nostri timori sulla riduzione degli introiti da pubblicità, spiegando che ad incidere sul calo c’è “la presenza di un’ingente quantitativo di impianti pubblicitari irregolari sul territorio di Roma che ancora non applica lo strumento di regolazione approvato dall’Assemblea Capitolina e che prevede il taglio di decine di migliaia di metri quadri di pubblicità ed il contestuale riordino attraverso l’indizione di gare pubbliche.  La presenza di migliaia di cartelli irregolari e di bassa qualità dequalifica l’intero comparto spingendo i prezzi della pubblicità verso il basso così come il valore degli asset quali quelli di ATAC.”

Mercurio Viaggiatore – profilo twitter attentissimo alla mobilità capitolina – aveva già denunciato un calo drammatico degli introiti derivanti dalla pubblicità, un tracollo ben spiegato in questo grafico:

Ora Simioni, dopo 3 mesi dall’articolo di Radiocolonna e dalla denuncia di Mercurio, si accorge che esistono problemi sulla raccolta pubblicitaria tali da dove essere messi nero su bianco in un atto allegato al bando. Meglio tardi che mai.

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