ATAC:Rota,filobus fuori uso,ma sostegno dai media

Rota dg debutta a Roma con la debacle dei mezzi elettrici utilizzati come autobus. Il Corriere della Sera lo paragona all'ardito Montalbano

Bruno Rota presidente ATAC (foto CdS)

 

 

Sarà un manager di lungo corso, come ama descriversi, ma forse è ancor più un uomo di pubbliche relazioni e di tanti rapporti coi media. Del resto l’ascesa di Bruno Rota, nuovo dg di Atac, parte anche da lì. Dall’ufficio stampa dell’Iri di Romano Prodi, dove era noto per competenza e determinazione, ma anche per la presunzione e gli sfoghi verso quelle testate che riportavano notizie “sgradite”.

Le pagine romane del Corriere della Sera per nulla disturbate dalla rottura di tutti i filobus, recuperati recentemente dalla sindaca Raggi, gli dedicano molto spazio e mettono in risalto le buoni doti di Rota, senza dimenticare la sfida che lo attende. Potrebbero sembrare esagerate, ma sono adeguate a sottolineare l’arduo compito e le grandi aspettative sulla sua gestione. Tanto più che dal rilancio di Atac dipende buona parte della qualità della vita dei romani, e che al futuro della municipalizzata romana dei trasporti potrebbero essere legate le sorti dell’Amministrazione di Roma e della stessa sindaca Raggi.

Rota, anche se ha lasciato da molti anni il giornalismo, ha ben presente quanto contino i rapporti con la stampa che considera, insieme a quelli col sindacato, indispensabili alla gestione di un’azienda. Del resto il suo arrivo nella Capitale è avvenuto con l’ auspicio favorevole del Corriere della Sera, preceduto dall’intervista, la scorsa settimana, al principale quotidiano ‘’locale’’: Il Messaggero.

Le colonne del quotidiano, proprietà del potente imprenditore romano Franco Gaetano Caltagirone, sono servite a Rota per lanciare precisi messaggi tanto al variegato esercito degli oltre 11.000 dipendenti quanto ai ‘’sofferentissimi’’ utenti. Da un lato ha avvertito che affronterà subito il grande debito e si batterà per dare il necessario respiro alla società. E questo è il presupposto per trovare le risorse necessarie per ristrutturare l’azienda e attuare un piano di investimenti per ammodernare il parco automezzi più vecchio d’Italia. In particolare non ci saranno – anche se non lo ha detto esplicitamente – le improvvisazioni che hanno caratterizzato alcune delle recenti scelte; come la sfortunata esperienza dei filobus usati come autobus.

Dall’altro ha preannunciato una dura lotta all’evasione tariffaria, la maggiore nel Paese. Ci saranno presto controlli capillari e molto più frequenti sui mezzi e verranno istallati tornelli anche all’uscita della metropolitana.

Rota, con uno stipendio di 140.000 euro più una variabile legata agli obbiettivi, avrà due anni per far svoltare il peggior trasporto pubblico cittadino. Oltre a un progetto aziendale chiaro e trasparente e a uno staff di alto valore professionale avrà soprattutto bisogno di un sostegno politico e sindacale e istituzionale forte, senza indugi e ambiguità.

E media che fanno buona ‘’guardia’’ sono certamente un valore aggiunto.

 

(foto Corriere della Sera)

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