Auto nuova? Caos con le nuove modalità di acquisto

Pare che pur di vendere le auto, sia le marche che i concessionari, quasi quasi te le regalino. Si moltiplicano le "invenzioni" per incentivare l'acquisto.

 

Il mercato dell’auto, ora,  in Italia dà segni di stanchezza, dopo un anno di confortante ripresa.  Così, oggi più che mai, per le Case ed i loro concessionari c’è un unico imperativo: vendere. Questo imperativo è alla radice delle campagne pubblicitarie sempre più martellanti e delle più variegate modalità di acquisto, semiacquisto, leasing proposte alla clientela, che, in questa selva di offerte, stenta ad orizzontarsi e, soprattutto, rischia di confondersi, magari finendo per avere brutte sorprese alla resa dei conti.

In effetti, una volta l’automobile si poteva acquistare in due soli modi: in contanti o a rate. Si dava “dentro”, o si vendeva direttamente, se lo si possedeva, il proprio usato e si pagava la differenza integralmente o attraverso una rateizzazione concessa solitamente dalla banca cui si appoggiava il concessionario o la casa automobilistica.

Ma per spingere le vendite i produttori hanno inventato formule sempre più sofisticate, attraverso un’ampia gamma di servizi finanziari, che danno l’impressione all’acquirente di pagare meno o, comunque, di spuntare condizioni migliori.
Le formule sono numerosissime, ma la protagonista dei più suggestivi messaggi pubblicitari è il cosiddetto “buy-back” o “mezza auto”. E’ la nuova formula che promette a chi vuole l’auto di poterla usare tranquillamente, senza comprarla, pagando solo una ragionevole quota mensile, e decidere poi, dopo due o tre anni, se restituirla o tenersela, divenendone proprietario.
Il sistema è semplice e parte dalla constatazione che sono numerosi i clienti che cambiano auto ogni due o tre anni: perché, allora, comprare l’auto per poi rivenderla con tutte le seccature del caso?
Al cliente viene così offerta l’opportunità di pagare solo mezza macchina, considerando che al termine dei due o tre anni di uso, il suo valore residuo sarà l’altra metà.
In pratica chi sceglie questa formula, previo un anticipo dal quale può venire scalato il valore dell’eventuale usato, pagherà rate mensili per 24 o 36 mesi, necessarie per coprire il finanziamento della metà del valore dell’automobile. In molti casi, nella quota mensile è compresa anche l’assicurazione decantata spesso come “offerta” dalla pubblicità. La rata sarà comunque molto inferiore a quella a cui si andrebbe incontro con un normale acquisto rateizzato.

Insomma si guida senza pensieri per due o tre anni, trascorsi i quali, però, viene il momento delle decisioni. Bisognerà scegliere se 1) restituire l’auto al concessionario, ed in questo caso potrebbe essere applicata una penale, se il chilometraggio risultasse superiore a quello previsto dal contratto (che in genere è piuttosto basso) o l’auto fosse in condizioni non ottimali (danni alla carrozzeria, interni deteriorati, ecc.), se 2) riscattarla alla cifra pattuita inizialmente, pagando la metà residua del valore iniziale con una maxi rata o con un nuovo finanziamento (che in genere non è concesso a condizioni particolarmente favorevoli); o, infine, se 3) cambiare auto con un nuovo contratto analogo al precedente, opzione solitamente preferita dal concessionario che, in questo caso si adopererà per trovare le condizioni più vantaggiose.

Il risultato è che nel, primo caso ci si trova a piedi dopo aver pagato rate per due o tre anni e si dovrà acquistare una nuova macchina senza neanche avere l’usato da dare indietro; nel secondo si diventerà proprietari dell’automobile, ma pagando sicuramente più di quanto sarebbe costato comprarla a rate con finanziamento quadri o quinquennale e nel terzo caso, forse, poteva essere più conveniente, per chi non intende acquistare, affidarsi al leasing o al noleggio a lungo termine.

Alla fine del gioco, bisogna sempre tenere presente che nessuno regala nulla: il concessionario deve fare cassa e la società che assicura il finanziamento, anche. L’auto restituita, inoltre, dovrà essere rivenduta ed anche su questa operazione il concessionario, (che rischia di doverla tenere in deposito per un tempo indeterminato), deve guadagnare. Cosa che in parte già avviene perchè dopo 2 o 3 anni, in genere, il valore residuo di un’auto è superiore al 50 per cento pattuito a suo tempo con il cliente.

Chi sceglie il “buy-back” deve quindi fare bene i suoi conti, confrontando le diverse offerte, le condizioni fissate per fine contratto, i tassi di interesse praticati, i valori reali della vettura a inizio e fine periodo, dimenticando le suggestioni dei messaggi pubblicitari.

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