Autodemolitori Roma, da Consulta ok a proroga 2 anni attività

Respinto ricorso del governo contro legge Regione Lazio

La Corte Costituzionale ha respinto il ricorso del Governo “contro l’articolo 6bis della legge di Bilancio della Regione Lazio, che riconosce agli impianti di autodemolizione di Roma una deroga di due anni per continuare ad operare, salvo situazioni di illegittimità, in attesa dell’attuazione del piano di delocalizzazione da parte del Comune capitolino. In particolare, la Consulta evidenzia la necessità di garantire un servizio rilevante per la città, riconoscendo le competenze e le prerogative delle Regioni nel disciplinare questo settore.Pertanto viene confermata la legittimità dell’azione della Regione, che ha legiferato correttamente per assicurare la permanenza di un servizio importante per i cittadini e gli operatori del comparto automobilistico”.

Lo comunica in un nota la Regione Lazio.

Nel 2018 il Campidoglio ha stoppato le proroghe alle concessioni degli autodemolitori, facendo partire una serie di determine di chiusura alle attività, con richiesta di effettuare lavori di adeguamento ambientale. Ma nessuna delle imprese si è adeguata, né l’amministrazione comunale si è attivata per trovare aree alternative per queste attività. Risultato: a Roma è impossibile persino rottamare un’ auto. Ma come si è arrivati a questa situazione? Dal 1989 le autorizzazioni sono state sempre rilasciate in via provvisoria annualmente o semestralmente, in alcuni casi addirittura trimestralmente. Scattato lo stop, queste imprese restano aperte soltanto per trattare i pezzi di ricambio, ma non possono trattare veicoli da rottamare.

Dalla Regione è arrivato, a fine 2018, un emendamento al bilancio che prevede appunto il rilascio di permessi temporanei nelle more del piano di delocalizzazione in programma dagli anni ‘90: una norma che gli enti locali non hanno mai attuato. Lo stallo venutosi a creare tra Campidoglio, Regione e autodemolitori ha quindi portato alla chiusura di 58 impianti, che smaltivano 60 mila dei 145 mila veicoli rottamati, ogni anno, nel territorio della Città metropolitana.

Una via libera quindi, in aperto contrasto con quanto stabilito dal Comune, nelle more di un trasferimento in zone non a rischio dal punto di vista ambientali entro due anni, quindi entro la fine del 2020. Da qui l’intervento della sindaca Virginia Raggi e la richiesta a palazzo Chigi di impugnare il provvedimento perché frutto di un’interpretazione secondo Raggi “estensiva” e fuori dalla competenze dell’ente locale. Ricorso che ora viene rigettato.

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