Ieri il Messaggero titolava: ‘’Autonomia, si apre un caso Roma’’. Mario Sechi, sul suo List., acuto come sempre, si è chiesto ‘’si apre?’’ . ‘’Il caso Roma – osservava – non e mai stato chiuso, questo il problema. E’ il caso Roma che ha prodotto questa voglia di secessione dolce, di distacco al rallentatore, di ribellione degli zecchini contro i sesterzi’’.
E Sechi ricorda anche lo scrittore Ennio Flaiano con ‘’Welcome in Rome’’, che racconta la Roma che ti lapida con il suo non funziona niente e il suo slang che non ti perdona nulla… ed tutto è un ‘’waffankoolo’’. Purtroppo però dal folklore che in passato faceva sorridere, si è passati alla tragedia. Con la legge sull’Autonomia la Capitale e i suoi abitanti sono alla vigilia di un vero e proprio tracollo.
C’è il timore, se non la certezza di aumentare gli squilibri già pesanti fra Nord e Sud del Paese. Ma per Roma, che è la città con la maggiore intensità di impiegati nella Pubblica Amministrazione, il passaggio di molte funzioni alle Regioni, provocherà una progressiva estinzione di migliaia di posti di lavoro.
L’incombente decrescita amministrativa si aggiunge all’inarrestabile abbandono della Capitale da parte di molte importanti aziende. Dopo i tg di Sky e Mediaset, i trasferimenti hanno colpito l’industria farmaceutica, chimica e petrolio. E ora siamo di fronte anche ai nuovi piani industriali di Tim e di Alitalia, che potrebbero chiedere ulteriori sacrifici al personale romano.
‘’Una città senza guida, senza progetto, senza una missione’’ sono solo alcune delle imputazioni alla gestione M5S, firmata Virginia Raggi. Oltre alle emergenze nel campo dei rifiuti e della mobilità, nonché alle lentezze della burocrazia, che certamente non incoraggiano i manager delle multinazionali a restare o a trasferirsi nella città eterna.
Ma il caso Roma non si chiama soltanto Raggi. E’ ‘’Roma ladrona’’, slogan di successo della Lega, la responsabile del disastro. E la legge sull’Autonomia è la vendetta che sta per arrivare, come un fulmine a ciel sereno, anche se il destino era già segnato da almeno due anni. E stando a Flaiano in agguato da sempre.
Ma la beffa peggiore è che i ‘’romani de roma’’, al di là del menefreghismo congenito di papalina tradizione, da privilegiati custodi di un patrimonio storico che tutto il resto del mondo ci invidia, siano diventati il simbolo di tutto ciò che non funziona nel Paese. Quando sono soltanto colpevoli di aver ospitato per oltre un secolo il peggio dei politicanti, che nella Capitale hanno tramato per gli affari loro ai danni degli italiani. Fra questi anche coloro che dell’ Autonomia vanno fieri, ora, però, senza darlo troppo a vedere