Aziende/Lazio: smart working per il 60% da Vodafone a Bnl, Acea, Enel

Dopo le vacanze estive i dipendenti delle maggiori società private continueranno a lovorare da remoto anche se vaccinati. Incertezza per i pubblici dipendenti.

Addio posto fìsso, addio stress da rientro dalle vacanze: il Covid ha cambiato le nostre abitudini, pure in ufficio. E nonostante la campagna vaccinale arrivata ormai nel Lazio a quasi 1’80% della popolazione, anche nei prossimi mesi un impiegato su due nelle aziende private, soprattutto di grandi e medie dimensioni, continuerà a lavorare da casa. E’ quanto emerge da un’inchiesta svolta da ‘’La Repubblica’’ che ha interpellato le maggiori aziende private.

È l’era dello smart working anche se si dovrebbe parlare di home working, lavoro da casa non ancora del tutto regolato perché mancano ancora accordi quadro tra sindacati e aziende. Ma i timori su quarta ondata e varianti sono forti e poi si scrive Covid,ma si legge taglio dei costi sul lavoro: luce, aria condizionata, buoni pasto. Del resto molte big da Acea a Bnl, hanno iniziato già da prima del Covid a distanziare i dipendenti e i lockdown hanno imposto e accelerato il fenomeno: sono remotizzati ( si dice in gergo) tutti gli impiegati amministrativi, le figure dirigenziali, gli esperti della comunicazione, le attività di back office. Il fenomeno, almeno nel settore privato, sembra ormai irreversibile.

Acea aprirà i suoi uffici solo alle figure “operative” per strada, che si occuperanno sulla rete idrica, mentre gli amministrativi e il personale di back office lavorerà da casa almeno al 90% dei tempi di lavoro.

Stessa tendenza per compagnie come Enel e altre major come Vodafone, dove tutti gli 800 impiegati romani continueranno a lavorare in smart working: in ufficio solo una settimana al mese per gli addetti al call center e 2 giorni consecutivi a settimana per le altre figure.

Non cambia la situazione in Telecom, dove almeno il 90% dei dipendenti lavora da casa da un anno e mezzo. Fino a quando? Significativa la risposta di Enel:«Il rientro avverrà in maniera compatibile e coerente con le regole emesse sulla base dell’andamento dell’emergenza sanitaria, quando sarà possibile lavorare in presenza senza lemisure di prevenzione del contagio: mascherina e distanziamento», spiega una nota dell’azienda.

In sostanza sine die. Del resto persino Aeroporti di Roma, che in totale conta 3mila dipendenti e deve fare i conti con cassa integrazione e crisi del turismo, fa lavorare da casa i suoi impiegati amministrativi, almeno un migliaio: in aeroporto il personale che si occupa della sicurezza e dei servizi sugli aerei.

Stessa strategia per Poste Italiane e le banche, da Unicredit a Bnl: in media il 60% del personale rientrerà in ufficio con turni a rotazione che prevedono in generale da due a tré giorni in ufficio a settimana, per un totale di 10 giorni ai mese; il resto da casa. Garantita ma ridotta all’osso la presenza presso le agenzie. Sindacati e banche stanno portando avanti una trattativa per un accordo sindacale generale che metta a regime soprattutto le indennità tra chi va in ufficio e chi rimane a casa, per non creare troppe disparità fra Nord e sud.

A proposito di sindacati, anche loro distanziano: da tempo Uil e Cisl lasciano a casa esperti di comunicazione e amministrativi, mentre i Caf sono in presenza spesso su appuntamento. «E una modalità irrinunciabile, ma va regolata con un accordo – spiega al’’La repubblica’’ Marino Masucci segretario generale Fit Cisl – ci sono criticità da risolvere come indennità, tempi di lavoro e reperibilità, straordinari che rischiano di essere azzerati».

Distanziano anche le aziende di trasporti private e pubbliche, da Atac a Cotral: in ufficio gli autisti e i meccanici, in casa gli amministrativi, in generale il 70% in presenza, il 30% a distanza. E gli impiegati della pubblica amministrazione?

Tra enti locali e ministeri a Roma ci sono circa 407mila dipendenti pubblici (ultimo censimento su base Istat), tra posto fisso e altre forme di contratto; lavoreranno in smart working o in ufficio?

In una recente intervista il ministro della PA Renato Brunetta ha spiegato che «da fine settembre ci sarà il ritorno in presenza di tutta la pubblica amministrazione», ma la doma
nda sorge spontanea: il Green pass sarà obbligatorio per gli impiegati pubblici e gli altri no? Difficile, ma si vedrà.

In attesa di risposte dal governo le aziende private stanno sviluppando anche altri modelli di lavoro a distanza, in strutture immobiliari e centri affari condivisi anche con dipendenti di altre società. Il modello è semplice. L’azienda sceglie una struttura in grado di assicurare una semplice postazione computer e una stanza per fare riunioni, magari vicino casa dei dipendenti: si fissano turni e orari e si occupa la postazione con il proprio portatile e per le riunioni c’è internet o appositi spazi nella struttura.

 

Alla fine del proprio turno si libera ìascrivania per il prossimo cliente. È un modello seguito da Terna, società di distribuzione di energia elettrica da 4.500 dipendenti; al momento ne sono coinvolti almeno 100, da figure tecniche a funzionari. Lavoreranno presso una struttura condivisa, un palazzo all’Eur in via D’Amico da 210 postazioni e 4mila metri quadrati di proprietà di Inarcassa, un fondo controllato dall’istituto di previdenza di ingegneri e architetti.

Anche questo modello sarà sempre più frequente: oltre all’Eur ci sono spazi di coworking a San Lorenzo, Talenti, Parioli. Con buona pace del posto fisso e della scrivania.

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