Se il governatore di Bankitalia, Ignazio Visco, ribadisce la fiducia in una soluzione per le banche venete e l’ ad di Unicredit, Pierre Mustier, è ottimista: ‘’Per natura – dichiara – vedo il bicchiere sempre mezzo pieno e lo sono anche in questo caso.’’ Il Movimento 5 Stelle continua invece ad essere contrario a qualsiasi tentativo di salvataggio diverso da una nazionalizzazione.
‘’L’unica possibilità è un intervento deciso dello Stato, portare i libri in tribunale e fare pulizia di tutto quel management implicato nei bilanci falsificati’’. Alessio Villarosa, membro M5s della Commissione finanze della Camera, interpellato da Radiocolonna.it, ritiene che l’intervento di Intesa, di Unicredit e magari altre banche non porterà a nulla, se non alla inutile perdita di altro denaro.
Secondo Villarosa, come ha rilevato anche su ‘’La Repubblica ‘’, Fernando Giugliano, editorialista di Bloomberg, le due banche venete sono ormai decotte, colpite duramente nell’immagine dagli scandali e dalle difficoltà. A questo punto è difficile che un’acquisizione possa rivelarsi vantaggiosa. Si rischierebbe solo di buttare altri soldi. ‘’Invece un intervento sul modello di quello attuato da alcune banche inglesi – osserva –potrebbe persino portare a rivendere le azioni e recuperare qualcosa per i risparmiatori’’.
Comunque l’ingente aumento di capitale ‘’privato’’ di 1,25 miliardi di euro richiesto dalle Bce per bilanciare l’intervento dello Stato non è ancora scontato. Mancherebbe infatti ancora la garanzia del Tesoro italiano e il benestare della Ue, Bce e commissione, al ‘’veicolo’’ per la ricapitalizzazione, che gli istituti di credito ritengono propedeutico al loro intervento.
E sarà anche difficile che queste decisioni arrivino prima delle riunioni della Popolare di Vicenza, domani, e di Veneto Banca probabilmente mercoledì prossimo. I rispettivi amministratori non nascondono l’emergenza e potrebbero assumere decisioni conseguenti. Nei giorni scorsi si è
parlato persino di dimissioni.
Comunque se dovessero ancora ritardare le scelte sul salvataggio si considera necessaria l’emissione di ulteriori bond da parte del Tesoro per garantire la liquidità e fronteggiare il decremento dei depositi.
Tanto più che fra le stesse banche è ancora incerta la ripartizione dell’intervento. Da un lato Unicredit vorrebbe che l’ingresso pro quota, dall’altro c’è chi vorrebbe un maggior impegno di Intesa e Unicredit, tenuto conto che la situazione è precipitata dopo la loro mancata garanzia
ai primi aumenti di capitale.
Se la partecipazione sarà pressoché totale, si sarebbero dichiarati già disponibili a partecipare anche Mediolanum e Banca Unipol. Tuttavia alcuni istituti, come Mps e Ubi sono già impegnati nel riassetto, mentre non mancano altre banche come Carige, tenute d’occhio dalla Bce.
(foto unita.it)