Mauro Evangelisti per Il Messaggero Roma
Affitti una stanza ai turisti senza autorizzazione? Rischi fino a 15mila euro di multa e la chiusura immediata dell’attività. Se la forza di Airbnb (ma anche di Booking e altre piattaforme) cresce, consolidando pure a Roma il fenomeno dell’home sharing, di appartamenti trasformati in b&b e case vacanze per i turisti, la legge regionale che regolamenta il settore ha previsto pene più severe contro gli abusivi (a Roma sono molti). Il progetto iniziale prevedeva un codice di riconoscimento per ogni struttura, in modo da rendere identificabile chi affitta una stanza o un appartamento pagando le tasse; il passaggio nella commissione turismo del consiglio regionale nei giorni scorsi è andato oltre e ha inasprito le sanzioni.
Che si tratti di un pezzo di economia ormai importante lo dimostrano molti elementi: in tutte le città del mondo si sta affrontando il «problema Airbnb» perché spesso causa la fuga dei residenti dai centri storici (anche a Roma); nell’ultima manovrina il governo ha previsto una «cedolare secca» al 21 per cento per gli affitti brevi. Infine, ci sono i numeri a raccontare come il turismo non sia semplicemente legato ai circuiti degli hotel o degli ostelli. Secondo i dati diffusi proprio dal colosso del settore, Airbnb, nell’ultimo anno, vale a dire dal primo aprile 2016 al primo aprile 2017 1.185.000 visitatori hanno soggiornato a Roma attraverso questa piattaforma. C’è poi l’altra faccia della medaglia, vale a dire i romani che affittano un appartamento o una stanza per brevi periodi ai turisti usando Airbnb: sono 14.700 e in media, secondo il colosso, incassano 5.000 euro all’anno.
C’è però chi, come da tempo Federalberghi, mette in guardia su come la carenza di controlli e la facilità di pubblicare un annuncio su Airbnb (ma anche su altri siti) abbia aperto le porte agli abusivi. Il sito creato proprio da Federalberghi, www.turismoillegale.it, ripete sempre questa ipotesi: a Roma ci sono 5.000 strutture ricettive abusive che valgono, in termini di evasione della sola tassa di soggiorno, 35-40 milioni di euro. In linea teorica, se i controlli funzionano le nuove regole preparate in Regione dall’assessorato del vicepresidente Massimiliano Smeriglio, dovrebbero colpire duramente chi preferisce operare abusivamente: la multa per gli irregolari, che rischiano anche la chiusura, oscillerà tra i 6mila e i 15mila euro; se non si rispetta la classificazione della struttura la multa può arrivare fino a 7mila euro; la mancata comunicazione al Comune vale una sanzione fino a 1.000 euro; se millanti, anche on line, una autorizzazione per un tipo di struttura differente da quella reale, la multa può toccare quota 8mila euro, mentre se hai un numero di posti letto maggiore di quello per cui ha avuto il via libera, potresti pagare anche una sanzione di 4.000 euro.
Premesso che dopo il passaggio in commissione manca l’approvazione in consiglio regionale, resta però il nodo più importante: i controlli. E qui si torna ad Airbnb, accusata spesso di pubblicare anche annunci di strutture non regolari. Replica Matteo Stifanelli, country manager di Airbnb, che nei giorni scorsi ha svolto un incontro con gli host romani (coloro che affittano ai turisti) proprio per parlare delle nuove regole: «Non spetta a noi svolgere i controlli, noi mettiamo a disposizione una piattaforma, uno strumento. Ma grazie a noi viene alla luce in modo trasparente un fenomeno che esisteva già e che in passato restava sotterraneo, all’oscuro. E non è vero che con noi si affittano solo case in centro: al contrario, le strutture offerte a Roma sono anche in periferia o semi periferia, soprattutto nella vicinanza delle fermate della metropolitana o dei treni regionali, in quartieri dove magari c’è meno presenza di hotel. Airbnb porta un beneficio alle economie locali e condividiamo i contenuti della nuova legge della Regione, siamo i primi a pensare che le regole siano utili». La tesi di Airbnb – ma questi studi vanno sempre presi con prudenza – è che i turisti arrivati nelle strutture affittate sulla piattaforma di home sharing spendano in un anno negli esercizi commerciali a Roma 400 milioni di euro.