A Roma l’industria del mare tira. Unioncamere nel 2021 ha registrato 104 imprese balneari, con una densità di 3,9 imprese per chilometro, la quinta città in Italia per densità, con oltre 26 chilometri di costa. Dunque, è vero che il settore ha sofferto per via del Covid, della crisi economica, e cosi via, ma nei fatti questi dati ci dicono che conviene investire nelle imprese balneari. Gli stabilimenti di Ostia e il suo litorale, Castel Porziano continuano a piacere, tanto che ci punta pure la Regione.
Oltre 566 stabilimenti balneari nel Lazio
In realtà, l’industria del mare va bene in tutto il Lazio. A dicembre 2021 risultavano 566 aziende di questo settore, in aumento del 18% rispetto a dieci anni prima. Il 28% di queste 566 sono guidate da donne, quasi il 5% da giovani. Per circa il 40% si tratta di imprese di capitale, che hanno un valore della produzione fino ai 250 milioni di euro. Per stabilimenti, dopo Roma, nel Lazio, arriva la provincia di Latina, con 206 imprese, in aumento di 38 unità rispetto a dieci anni prima.
Quanto costa andare al mare a Ostia, Fregene, Maccarese, Circeo?
Per un ombrellone e due lettini a Ostia in media si spende tra i 25 e i 30 euro, discorso simile per Fregene, più economica Maccarese dove mediante per la stessa fornitura si paga 20 euro, al Circeo e a Sabaudia invece si superano i 30 euro. A Castel Porziano invece c’e tanta spiaggia liberale, e se volete noleggiare ombrellone e lettino pagate in media 6 euro al pezzo. Ma se Ostia e Castel Porziano li raggiungete con il trenino o con il bus da Roma, per Fregene e Maccarese è molto più comoda l’auto.
In testa l’Emilia Romagna
Una cosa è certa. Secondo l’indagine Unioncamere-Infocamere, è la riviera romagnola la “culla” delle imprese impegnate nelle attività di “gestione di stabilimenti balneari”: 1.063 su 7.173 complessivamente operanti alla data del 31 dicembre scorso (il 25% in più di 10 anni).
Lo scontento di Assobalneari sulle concessioni
Il recente accordo trovato in maggioranza di governo sulle concessioni continua a non piacere ai titolari delle imprese balneari. “Si è vero, è stato trovato un accordo, ma non per salvare 30.000 piccole imprese famigliari, tutelare il lavoro di 300.000 lavoratori, salvaguardare un modello turistico che ci viene copiato ed invidiato dai Paesi a noi concorrenti” dice Fabrizio Licordari, presidente nazionale Assobalneari Italia aderente a Federturismo Confindustria. L’intesa nei fatti per Ricordari avvia “le procedure di esproprio di queste imprese per favorire la calata in Italia di investitori stranieri che, possiamo affermarlo con certezza, forti di capitali ingenti, si andranno ad accaparrare i gioielli più preziosi della nostra penisola per standardizzare una offerta di prodotto che nulla avrà a che fare con ciò che gli italiani oggi conoscono ed apprezzano negli stabilimenti balneari che hanno costruito la storia della balneazione italiana”.