Bracciano, braccio di ferro fra Acea e gli ambientalisti

Il Tribunale Superiore delle Acque Pubbliche deciderà dopo Pasqua sul provvedimento della Regione che stoppa i prelievi della multiutility. Il Campidoglio si schiera con l'azienda

Sulle sponde del Lago di Bracciano si combatte una guerra dell’acqua senza esclusione di colpi. La prossima battaglia è prevista subito dopo le vacanze pasquali quando il Tribunale Superiore delle Acque pubbliche dovrà esprimersi su un ricorso presentato da Acea sullo sfruttamento del più importante specchio lacustre laziale. Nel dettaglio, la multiutility capitolina ha chiesto ai magistrati di annullare un provvedimento della Regione Lazio che limita i prelievi di acqua dal Lago. Di che cosa si tratta esattamente? La società, controllata dal Campidoglio, vorrebbe dal tribunale un colpo di spugna per cancellare la deliberazione regionale del 29 dicembre scorso che impone lo stop alle captazioni dal lago e introduce l’autorizzazione regionale ad una loro eventuale ripresa. Per la Regione insomma Acea dovrebbe chiedere il permesso ogni volta che decide di prelevare dell’acqua dal lago per far fronte alle necessità idriche della popolazione.

Per l’azienda, invece, questa complicazione burocratica non è affatto di aiuto. Senza contare che la società ha in mano una concessione dagli anni ’90 per l’utilizzazione dell’acqua del lato. Ogni sua eventuale modifica in termini più restrittivi competerebbe una variazione un asset di valore nel patrimonio della società. Così per difendere gli interessi di tutti i soci, Acea ha ritenuto quindi di doversi opporre al provvedimento della Regione che ha ristretto il campo d’azione dell’azienda sullo specchio lacustre su cui si affaccia il castello Orsini-Odescalchi. La posizione della società è peraltro anche condivisa dal Campidoglio che è socio di maggioranza del gruppo guidato da Stefano Donnarumma. Tuttavia la scelta dell’amministrazione capitolina di affiancare Acea nella battaglia su Bracciano ha suscitato non poche critiche e polemiche da parte delle associazioni ambientaliste e dei comitati spontanei nati a tutela del territorio. “Piuttosto che chiedere l’annullamento della determinazione che dispone autorizzazioni a nuove captazioni dal lago di Bracciano, la Raggi si preoccupi di dotare Roma di un sistema che garantisca acqua di riserva agli ospedali e all’intero sistema di emergenza – ha dichiarato il Comitato Difesa Lago di Bracciano in una nota -
Tutto ciò non può dipendere dall’acqua di un lago che non è una mera vasca di accumulo, ma un delicato sistema ecologico tutelato a livello europeo”. Inoltre, secondo il Comitato Difesa del Bacino Lacuale Bracciano Martignano, il sindaco Virginia Raggi “non può ignorare che il lago di Bracciano non è una proprietà di Acea, ma un bene naturale che va universalmente tutelato”. Senza contare che, sempre secondo il comitato, il Campidoglio non tiene conto delle indagini avviate dalla procura di Civitavecchia finalizzate ad appurare eventuali responsabilità per danno ambientale. “Indagini che – come riferisce una nota del Comitato – hanno visti indagati i vertici di Acea Ato 2 e portato a perquisizioni a piazzale Ostiense”.

Di certo, al momento c’è solo il fatto che il lago non è infatti più quello di una volta. Ma Acea sembra convinta di non avere responsabilità sulla situazione del bacino da cui non preleva acqua da circa 7-8 mesi. Ma le cose potranno cambiare nelle torride estati romane che hanno messo a dura prova la Capitale e la stessa Acea. Anche a dispetto del fatto che l’azienda abbia messo in atto un piano di interventi sulla rete idrica che ha ridotto il tasso di perdita dal 45 al 37 per cento. “L’obiettivo strategico, data la crisi di Roma – nell’estate 2017 – è di mettere in sicurezza la città per i suoi approvvigionamenti” ha spiegato in una nota Donnarumma, puntualizzando che si tratta di un” “occasione imperdibile non solo per la nostra azienda ma per tutti gli enti coinvolti”. Senza tuttavia rinunciare a specchi d’acqua, come quello di Bracciano, che, in caso di necessità, possano consentire all’azienda di garantire l’erogazione di un servizio fondamentale come l’acqua. Ma la battaglia, come lasciano intuire gli ambientalisti, è appena agli inizi.

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