Bracciano, il lago che scompare per dissetare la città

Acea continua ad attingere dal grande bacino idrico che si sta progressivamente ritirando

Valeria Costantini per Il Corriere della Sera Roma

 

A Bracciano il «lago che scompare» è diventato ormai un caso politico. Tra eco-battaglie e braccio di ferro con l’Acea, il bacino vulcanico alle porte della Capitale si sta lentamente prosciugando. I livelli delle acque sono in calo da mesi e hanno raggiunto la soglia di allarme che da sempre registra lo stato di salute dello specchio verde-blu. Un metro e 22 centimetri sotto lo zero idrometrico: lo grida la cosiddetta «stadia» dal molo dei comuni di Trevignano Romano o Anguillara, l’asta calata a picco nell’acqua con i rilevamenti numerici della profondità. Ma non c’è bisogno di contare. È sufficiente ammirare le decine di spiagge improvvisamente apparse sulla costa. Il lago si ritira, tanto che la scaletta che scende tra le onde è appesa nel vuoto.

 

Arretra e le rive restano all’asciutto, sotto il lungomare e le banchine la terra scava e ne mette a rischio la stabilità. Il lago di Bracciano è un’attrazione turistica inestimabile per una decina di paesi, ma è anche la risorsa idrica della Capitale (più cento comuni), da cui infatti l’Acea preleva acqua al ritmo di 1100 litri al secondo, milioni in rifornimenti quotidiani. Tra le captazioni costanti e la terribile siccità dell’ultimo anno, ecco lo stato di emergenza attuale. Lo specchio d’acqua della Tuscia – ottavo per grandezza in Italia – rischia così seri danni all’ecosistema ambientale. Meno acqua significa minori spazi di riproduzione dei pesci e quindi mutamenti nella catena alimentare, rifiuti che affiorano, stress biologico e incremento dei cattivi odori, come per le aree umide vicino Trevignano, una Zona a Protezione Speciale dove già proliferano gli insetti.

 

Gli allarmi lanciati da comuni, associazioni e dal Comitato per la Difesa del Bacino Lacuale Bracciano-Martignano, non si contano più. Solo la Regione Lazio ha risposto con diversi tavoli tecnici, visto che il lago è inserito nel parco di sua competenza. L’Acea ha ribadito: i prelievi non si possono proprio interrompere, ma – e qui l’annuncio di queste ore – sono stati diminuiti a circa 700 litri al secondo. Una piccola apertura della multi-utility del Comune di Roma sulle captazioni, autorizzate da una convenzione stipulata ormai nel 1990 con il Ministero dei Lavori Pubblici. Datata e che quindi si chiede di revisionare. Ma il problema restano gli acquedotti, ormai a dir poco vecchiotti che segnano perdite intorno al 30% dei volumi: servirebbero almeno 200 milioni solo per ripristinare e raddoppiare il Peschiera, quello che serve mezzo Lazio nord.

 

«Non bastano solo le limitazioni ai rifornimenti, ma sono urgenti soprattutto i controlli di autorità terze sulle attività dell’Acca», sottolinea Graziarosa Villani dell’attivo comitato cittadino. «Tutto il sistema ambientale-turistico dell’area è a rischio. – convengono Claudia Maciucchi e Luca Galloni, sindaco e vicesindaco di Trevignano, in prima linea con i cittadini – Stiamo dialogando da tempo per trovare soluzioni con Roma e Città Metropolitana». Una disputa che il deputato Pd Emiliano Minnucci ha portato fino in Parlamento e persino in Prefettura, ricordando il ruolo della sindaca di Roma, Virginia Raggi, come «prima azionista di Acea», piuttosto silente sullo spinoso argomento.

 

Dal prefetto di Roma Paola Basilone nessuno stop ai prelievi, ha comunicato dopo l’incontro Minnucci, già pronto però a far sbarcare l’affaire lago direttamente in tribunale. «Intraprenderemo la via giudiziaria per frenare quell’atteggiamento indifferente e pressappochista perpetrato da Acea e da Virginia Raggi a discapito di un intero territorio e delle sue comunità», ha annunciato. I cigni intanto si moltiplicano, i pesci diminuiscono, le zanzare banchettano: l’arrivo dell’estate potrebbe peggiorare il già fragile equilibrio del micro-mondo faunistico di Bracciano.

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