Buche, dossi o mulattiere. La giungla romana e i sogni di Gualtieri

Le strade di Roma sono pericolose, per le auto, per la schiena e a volte anche per la vita. Quando non sono voragini, sono dossi pronti a far planare i conducenti

(immagine di repertorio)

C’è un tratto di strada, lungo su per giù 400 metri, vicino allo stadio Olimpico, dove se si accelera oltre il dovuto si rischia di prendere il volo. E magari schiantarsi. Non è l’unica trappola d’asfalto a Roma. Ma basta a fare la sintesi. Le buche a Roma sono sempre più pericolose, insidiose. Ci sono quelle da pioggia, dopo i temporali, rattoppate con la romanella, ovvero un lavoro sbrigativo e fatto alla alla bell’e è meglio. E ci sono i dossi, come nel caso del tratto di strada poc’anzi menzionato. O si di distrugge la gomma, i dischi, gli assi o si vola.

Meno male che non c’è solo Roma a dover fare i conti con l’asfalto colabrodo. Anche Milano ha i suoi guai. Il sindaco Beppe Sala le ha fatte contare e a un primo censimento sarebbero almeno 300, per cui serviranno 22 milioni di euro per chiuderle, s’immagina che si tratti di buche di un certo rilievo, visto il loro numero tutto sommato ridotto. Tornando a Roma, quando l’asfalto non è bucato, è crepato, sconnesso. Il che è forse anche peggio, una sollecitazione continua per le auto e la schiena.

Insomma, non c’è scampo: o dossi, o buche o mulattiere. Chissà che i sogni del sindaco Roberto Gualtieri non si avverino. C’è da sperarlo, se non altro per gli obiettivi: rifare tutte le strade entro il 2026, con la fetta più rilevante (l’80%) entro fine 2024, cioè in tempo per il Giubileo. Un piano ambizioso, ha detto il sindaco, “la più grande manutenzione straordinaria forse di sempre: queste strade dureranno almeno 15-20 anni”. Vale la pena sperarlo, anche questo.

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