Ieri l’assemblea capitolina ha approvato il nuovo regolamento sull’inumazioni di feti, nati morti e prodotti abortivi. La modifica al documento – che risale all’ottobre del 1979 – arriva a due anni dal caso del cimitero dei feti, nel prato del Flaminio, dove fu scoperta una distesa di croci ciascuna con un nome di donna: scoppiò una polemica perché gran parte delle donne che aveva formato il modulo dove si chiedeva all’ospedale San Camillo di occuparsi dello “smaltimento” del feto, “secondo le normative vigenti”, non era stata informata che il proprio nome sarebbe stato indicato su una croce.
La modifica voluta dall’assessora all’Ambiente di Roma Capitale, Sabrina Alfonsi, prevede che sia tutelata la privacy della madre, senza nome o croci, e il diritto di scelta. “Una battaglia di civiltà – commenta Alfonsi – che abbiamo portato avanti in difesa del diritto di scelta delle donne che interrompono la gravidanza di dare sepoltura o richiedere l’incenerimento dei prodotti abortivi o dei feti, con la più ampia possibilità di decidere e in totale riservatezza”.
Fino ad oggi, spiega Alfonsi, “l’inumazione di prodotti abortivi, di 20/28 settimane, e dei feti di più di 28 settimane è automatica e viene disposta nelle medesime aree dove vengono sepolti i bambini nati morti. I prodotti del concepimento sotto le 20 settimane vengono invece inceneriti d’ufficio. In particolare, con questo provvedimento si modificano gli articoli 4 e 28 del regolamento disponendo che la donna o gli eventuali aventi diritto possono optare per l’inumazione o per la cremazione dei prodotti del concepimento, dei prodotti abortivi e dei feti”.
“La seconda importante modifica – sottolinea – riguarda la tutela dell’anonimato della donna prevedendo che sul cippo funerario, non più la croce, posto nell’area di inumazione, riquadri dei bambini, sia riportato solo un codice alfanumerico associato al numero di protocollo della richiesta. Viene anche accolta la proposta, per chi lo richieda, di apporre sul cippo un nome anche di fantasia, un vezzeggiativo, un simbolo o una data”.
“L’elenco dei protocolli – prosegue Alfonsi nella nota – viene custodito nel cimitero e il suo accesso è consentito esclusivamente alla donna o agli aventi diritto nel caso di decesso della donna interessata. Con l’approvazione di questa proposta viene modificato un regolamento ormai datato, così come oggi risulta obsoleto il quadro legislativo nazionale di riferimento, cioè il decreto del presidente della Repubblica numero 285 del 1990. Una battaglia di civiltà, che abbiamo portato avanti in difesa del diritto di scelta delle donne che interrompono la gravidanza di dare sepoltura o richiedere l’incenerimento dei prodotti abortivi o dei feti, con la più ampia possibilità di decidere e in totale riservatezza. Un provvedimento che è il frutto di un processo di interlocuzione e di ascolto condotto insieme all’assessora alle Pari opportunità di Roma Monica Lucarelli con l’obiettivo di tutelare la privacy delle donne e di impedire il ripetersi di fatti drammatici come quello accaduto al cimitero Flaminio due anni fa – evidenzia Alfonsi – quando una donna ha visto il proprio nome indicato sulla croce dove il suo feto era stato sepolto”.
Con questo atto “si è chiusa una fase fondamentale per i diritti delle donne – prosegue l’assessora alle Pari opportunità di Roma, Monica Lucarelli -. Per la tutela della loro privacy e del rispetto delle loro scelte. Dopo mesi di confronto con l’assessora Alfonsi e le associazioni siamo arrivati all’approvazione in aula della modifica al regolamento cimiteriale. Oggi Roma ha aggiunto un tassello fondamentale nel mosaico della civiltà e dei diritti. Ringrazio l’Aula, i presidenti delle commissioni Ambiente e Pari opportunità e la presidente Celli per il lavoro svolto durante tutto l’iter che ha portato al voto”.