Campidoglio: per i dipendenti capitolini stop a smart working da 1° luglio. De Santis: “Con Gualtieri passi indietro”

Il capogruppo della Lista Civica Raggi si chiede quale sia il "reale motivo alla base di questo strano e improvviso dietrofront di Gualtieri sul tema del lavoro agile rispetto a quanto dichiarato in campagna elettorale, durante la quale aveva promesso di mantenere una quota di smart working pari al 30%"

I dipendenti capitolini dovranno tornare a lavorare in sede a partire dal primo luglio. La giunta del sindaco Roberto Gualtieri ha infatti deciso che per quella data lo stop allo smart working. Una scelta che – secondo Antonio De Santis, capogruppo della Lista Civica Raggi, “disallinea l’amministrazione capitolina dai processi di innovazione già radicati nei Paesi più sviluppati”.

“Apprendo con stupore – scrive De Santis in una nota – che il Campidoglio a trazione dem, a seguito di un tavolo tecnico con le maggiori sigle sindacali, ha stabilito la fine dello smart working per i dipendenti capitolini a partire dal 1° luglio. Da ente innovatore e capofila delle PA italiane in tema di lavoro agile sotto l’amministrazione Raggi, Roma Capitale diventa con Gualtieri il primo ente pubblico d’Italia a interrompere totalmente l’esperienza dello smart working e, dunque, a compiere significativi passi indietro sotto il profilo dell’organizzazione”.

Il capogruppo della Lista Civica Raggi si chiede quale sia il “reale motivo alla base di questo strano e improvviso dietrofront di Gualtieri sul tema del lavoro agile rispetto a quanto dichiarato in campagna elettorale, durante la quale aveva promesso di mantenere una quota di smart working pari al 30% in caso di elezione a sindaco. Ancor più surreale – sottolinea – il fatto che lo stesso Gualtieri abbia avallato, in Città Metropolitana, il prosieguo del lavoro agile, contrariamente a quanto sta disponendo per Roma Capitale”.

 

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