CAMPIDOGLIO: Raggi candidata alla prova dei M5S e del Pd

Dopo il via libera della piattaforma Rousseau resta il problema con l'alleato di governo per il quale la conquista di Roma sarebbe irrinunciabile

 

 

Tra meno di dieci mesi i romani saranno chiamati alle urne per eleggere sindaco e nuovo consiglio comunale e la corsa per il Campidoglio e’ gia’ iniziata con la ricandidatura di Virginia Raggi alla fascia tricolore.

Gli iscritti al M5S hanno detto si’ nei giorni scorsi, tramite la piattaforma Rousseau, alla deroga per i consiglieri comunali che hanno gia’ fatto due legislature  che consente un terzo mandato e quindi la Raggi puo’ correre per la riconferma.

L’attuale primo cittadino e’ ben conscio che rispetto a qualche anno fa il vento e’ cambiato e che il movimento ha perso molti sostenitori, ma Roma resta una delle roccaforti pentastellate e raggiungere il ballottaggio non sembra un’impresa impossibile. Ed una volta conquistato il confronto a due puo’ accadere di tutto.

C’e’ pero’ un problema creato dalla stessa consultazione online che consente, oltre alla deroga, anche la possibilita’ di stringere alleanze.

Il problema non di poco conto e’ il rapporto con il Pd, alleato di governo, che vuole allargare l’intesa nazionale anche a livello locale per sbarrare la strada ad una pronosticata vittoria del centrodestra nell’appuntamento elettorale del 20 settembre, quando si votera’ per il referendum “taglia-parlamentari” e per il rinnovo di sette consigli regionali e relativi presidenti, nonche’ per numerosi comuni.

A Roma, come detto, si votera’ il prossimo anno, ma da tempo, gli oppositori di Virginia Raggi, ovvero centrodestra e centrosinistra, stanno pensando ai loro possibili candidati alla carica di sindaco.

In questo contesto, il Pd di Nicola Zingaretti da mesi si muove per convincere i cinquestelle ad uscire dal loro “splendido isolamento” e ad allargare l’alleanza di governo negli enti locali e nelle regioni.

Cio’ vale soprattutto per Roma, la cui conquista ha una grande importanza, sia dal punto di vista politico che simbolico.

E qui c’e’ un grande rebus per i pentastellati. Il Pd non puo’ (anche se in politica “mai dire mai”) accettare di stringere un’alleanza che abbia come suo candidato sindaco la Raggi, perche’ cio’ significherebbe cancellare le dure critiche mosse alla gestione del Comune (come dire, “in questi anni abbiamo scherzato”) e, soprattutto, riconoscersi  in un ruolo subordinato al movimento. Quindi, se alleanza si fara’, non puo’ che passare attraverso la rinuncia dei cinquestelle al sindaco uscente e la convergenza su un nuovo candidato, espressione della societa’ civile.

Non e’ un’operazione facile, anche perche’ molti elettori grillini, che gia’ mal digeriscono una alleanza con il Pd, dovrebbero ingoiare anche il ritiro di una candidatura gia’ annunciata, che sembrerebbe un’imposizione della sinistra ed una rinuncia a quella politica di cambiamento sbandierata a piene mani dal movimento.

Per il M5S e per Virginia Raggi i prossimi mesi saranno quindi molto difficili, perche’ ogni scelta che verra’ fatta comportera’ grossi problemi, complicando la strada che porta al Campidoglio.

 

 

 

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