Caos Rifiuti:costano troppo e Campidoglio non paga

Da cinque anni manca un' adeguata pianificazione dello smaltimento dell'immondizia, ma la tassa per i romani è fra le più elevate.

termovalorizzatore

A Roma non c’è nessuna emergenza rifiuti. Caso mai l’incapacità della politica di fare una seria pianificazione nella gestione dell’immondizia nel Lazio. “Questa regione non ha un piano di gestione dei rifiuti, non ha un piano di gestione dell’efficienza energetica e non è in grado, dal mio punto di vista, di fare una corretta pianificazione della destinazione e collocazione degli impianti, ovvero della elaborazione di metodologie che possono portare alla chiusura del ciclo dei rifiuti”. A parlare è Giancarlo Ceci, rappresentante dell’Associazione cittadinanza, servizi e cultura Colle del Sole. La sua denuncia davanti alla Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti risale al 13 luglio 2015. Da allora sono trascorsi quasi due anni, ma quelle parole suonano di grande attualità di fronte alle immagini dei cassonetti nuovamente stracolmi nelle strade della Capitale.

A distanza di anni, le immagini di Roma sporca sono infatti un dejà vue. E testimoniano amaramente che poco o nulla è stato fatto per risolvere criticità emerse con forza già nel 2011. All’epoca, a causa dei rifiuti, la Commissione europea decise di aprire contro l’Italia una procedura d’infrazione. Seguì un grande clamore mediatico soprattutto attorno a Napoli e Roma con un vai e vieni di funzionari comunitari incaricati di indagare sulla gestione italiana dei rifiuti. Nella creativa Campania nacque persino il tour nei luoghi dell’immondizia. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti e Bruxelles, che intimò la chiusura della discarica romana di Malagrotta, ha poi archiviato a dicembre 2016 il procedimento contro l’Italia. Ma la situazione nel Lazio e nella Capitale non si è mai realmente evoluta. Anche a dispetto delle decine di audizioni che si sono succedute dal 2015 in Commissione parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti dove si ritrova puntuale il resoconto dell’eterna emergenza rifiuti e delle sue ragioni.

Il meccanismo lo spiega in Commissione Candido Saioni, presidente del consorzio Colari attraverso il quale, principalmente via consorziata E. Giovi srl, è stato svolto il servizio di gestione della discarica di Malagrotta che fa capo a Manlio Cerroni (sotto processo per associazione per delinquere, truffa, falso e frode in relazione alle presunte irregolarità nello smaltimento e nella gestione dei rifiuti solidi urbani). Nell’incontro del 12 dicembre 2016 in Commissione rifiuti, il manager chiarisce che “chiusa la discarica di Malagrotta e non più essendo funzionante il gassificatore per il Cdr (combustibile derivato da rifiuti, ndr) , ci siamo trovati a dover reperire spazi in tutta Italia e all’estero per il Cdr”. Operazione non facile che “crea la difficoltà per l’uscita dei prodotti discendenti dai due impianti, da cui la difficoltà a ricevere, soprattutto in certi mesi, le quantità – di rifiuti – che necessita la città di Roma, e quindi l’Ama”. Il risultato è che “il problema ripetutamente si vede nella nostra gestione. Sistematicamente, nei mesi primaverili comincia la difficoltà, e va avanti”. Esattamente come sta accadendo in questi giorni.

Ma c’è di più: secondo Saioni, alle questioni strettamente tecniche, si aggiungono poi anche fattori di carattere economico legati a doppio filo con i ritardi nei pagamenti da parte dell’Ama. Ritardi che pesano sulla gestione di Colari e sull’intera filiera regionale della gestione dei rifiuti. “La Lazio Ambiente, la EP Sistemi sono società partecipate dalla regione e dall’Ama: ebbene, stanno in difficoltà peggio di noi, perché noi non essendo pagati dall’Ama, non possiamo pagare loro – spiega il manager – (…) Per dirvi il paradosso, noi abbiamo tantissimi gestori delle discariche, gestori dei termovalorizzatori, presso i quali dovremmo conferire e conferiamo, ma molto spesso devo aggiungere che non è solo un problema di manutenzione: non ci ricevono i rifiuti perché noi non li paghiamo, e non li paghiamo perché da una parte, quanto al tritovagliatore, non ci viene riconosciuta la fattura e si procede per minimi acconti; d’altra parte, per quanto riguarda i TMB (il Trattamento meccanico biologico, ndr), ancora peggio, non siamo stati pagati per due anni e mezzo”.

Ecco come accade che, nonostante la raccolta differenziata sia in crescita, l’immondizia torna puntualmente per strada. Senza contare che gli impianti laziali per gestire i rifiuti sono già al massimo. Basta quindi un piccolo intoppo, come magari un po’ il tempo necessario alla manutenzione, a riempire di nuovo Roma di rifiuti. Anche a dispetto del fatto che la Capitale versa nelle casse dell’Ama più di 700 milioni l’anno per il servizio di pulizia cittadina e i romani paghino una delle tasse per i rifiuti solidi urbani fra le più elevate del Paese.

 

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