Caro bollette/ Dopo i Comuni, l’allarme delle Regioni: con aumento energia rischio tagli sanità

L'aumento di questi costi "va coperto", spiegano, non si può penalizzare un settore come la sanità per il quale, tra l'altro, non c'è ancora la totale copertura delle spese legate al Covid. Intanto i sindaci stanno già stilando una lista della spesa da inviare a Palazzo Chigi per evitare la chiusura dei servizi essenziali delle città

Non solo l’allarme dei Comuni, per i quali serve almeno un miliardo altrimenti si rischia di dover fermare i tram a causa dei costi dell’energia. Anche le Regioni sono col fiato corto per i prezzi schizzati alle stelle e senza un aggiustamento di rotta, fanno sapere i governatori, si rischia un taglio “imprevisto” alla spesa per la sanità.

L’aumento di questi costi “va coperto”, spiegano, non si può penalizzare un settore come la sanità per il quale, tra l’altro, non c’è ancora la totale copertura delle spese legate al Covid. L’ipotesi di possibili incertezze sulle garanzie per i servizi essenziali, i governatori l’avevano già messa all’attenzione di Palazzo Chigi meno di un mese fa, quando tra i possibili rimedi per uscire dall’angolo del caro bollette avevano proposto di sostenere al meglio la proposta di un tetto europeo al prezzo del gas, fissando quindi un tetto nazionale, “anche valutando uno scostamento di bilancio”, per farsi carico dell’80% degli extracosti sostenuti da imprese e famiglie e “favorire la ricerca sul nucleare pulito”.

Tra le proposte anche il potenziamento del credito di imposta in merito alla spesa sostenuta dalle imprese per l’acquisto della componente energetica almeno fino a fine anno, la possibilità di rinviare l’esposizione delle perdite delle imprese ai due anni successivi nel caso in cui queste vadano ad erodere il capitale sociale, l’ampliamento anche alle imprese non energivore dei beneficiari del credito d’imposta, l’estensione della rateizzazione delle bollette scadute a giugno per una durata di massimo 10 mesi. senza dimenticare di disancorare il prezzo dell’energia da quello del gas, sterilizzare oneri, accise e Iva sugli aumenti indiscriminati di gas, energia elettrica e carburanti.

Il nuovo grido di aiuto delle Regioni, dunque, fa il paio con quello arrivato dai sindaci, che stanno già stilando una lista della spesa da inviare a Palazzo Chigi ed evitare la chiusura dei servizi essenziali delle città. Non a caso il presidente dell’Anci Antonio Decaro e il delegato alla Finanza Locale Alessandro Canelli hanno ascoltato le voci dei sindaci, per mettere a punto un pacchetto di proposte da presentare al governo. Si tratta, spiegano i primi cittadini, di un grido di allarme prima del buio completo e l’azzeramento delle garanzie per le fasce sociali più deboli, senza dimenticare la situazione da acqua alla gola di imprese e negozi. La messa a punto del pacchetto di proposte sarebbe in realtà più complessa del previsto per la presenza di municipi che sarebbero già arrivati al default, nonostante gli 820 milioni di risorse già pompati dal governo nelle casse dei municipi. Soldi che, a detta dei primi cittadini, non sono sufficienti perché l’impennata delle bollette ha fatto sforare di molto la spesa storica da 1,6 miliardi del comparto dei comuni.

Il delegato alla finanza locale, Canelli, parlando con l’agenzia Ansa, ha esortato Palazzo Chigi a stanziare almeno 1 miliardo di euro da qui a fine anno, “altrimenti si corre il rischio concreto di dover fermare i tram, tenere parti delle città al buio, spegnere le luci sui monumenti e tagliare i riscaldamenti negli uffici pubblici e nelle scuole”. Ma la situazione cambia da regione e regione e naturalmente da sud a nord, dove la pietra angolare per capire il livello di criticità dei municipi è legato dai diversi contratti di approvvigionamento dell’energia. Tante le testimonianze dei sindaci sulla situazione sui territori, tra queste quella del sindaco di Pesaro e presidente di Ali Matteo Ricci: “La situazione per i Comuni italiani è drammatica. Il governo uscente e quello entrante collaborino per trovare velocemente una soluzione. I costi sono quadruplicati Pesaro è passata da una spesa energetica di 1,2 milioni a oltre 4,5 milioni. Lo spegnimento delle luci? Rende le città insicure e non c’è grande risparmio. Ci vuole una risposta forte”. (di Paolo Teodori per Ansa)

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