Caro energia: allarme Coldiretti, a rischio le produzioni agricole del Lazio

In agricoltura si registrano rincari che vanno dal +170 per cento dei concimi al +90 per cento dei mangimi al +129 per cento per il gasolio fino al +300 per cento delle bollette per pompare l'acqua per l'irrigazione dei raccolti

Coldiretti Lazio lancia l’sos per l’esplosione dei costi dell’energia, che stanno mettendo in ginocchio aziende e consumatori. Un appello rivolto all’attuale Governo per chiedere un intervento diretto necessario ad affrontare questa emergenza.

A rischio c’è una filiera agroalimentare che nel Lazio conta circa 50mila imprese e offre lavoro ad oltre 70mila persone, di cui il 66 per cento nel settore delle coltivazioni agricole e nella produzione di prodotti animali e servizi connessi, mentre il 29 per cento per cento nel lavoro industriale alimentare e delle bevande. Nella nostra regione il sistema agroalimentare rappresenta il 3 per cento della ricchezza dell’intera economia regionale e contribuisce, con 6,3 miliardi di fatturato annui al 6 per cento dell’Agrifood nazionale.

“La situazione è insostenibile – spiega il presidente di Coldiretti Lazio, David Granieri – e non possiamo più permetterci di aspettare le elezioni e il nuovo Governo. Bisogna intervenire subito, così non possiamo andare più avanti. Questi mesi sono fondamentali per le produzioni agricole tipiche del made in Italy e le nostre eccellenze made in Lazio. La nostra regione conta circa 430 specialità tradizionali (Pat), 16 Dop, 11 Igp, 1 Stg e 36 vini a denominazione d’origine che tramandano la storia e la tradizione del nostro territorio”.

In agricoltura si registrano rincari che vanno dal +170 per cento dei concimi al +90 per cento dei mangimi al +129 per cento per il gasolio fino al +300 per cento delle bollette per pompare l’acqua per l’irrigazione dei raccolti. Gli aumenti riguardano, però, l’intera filiera alimentare con il vetro che costa oltre il 30 per cento in più rispetto allo scorso anno, si registra un incremento del 15 per cento per il tetrapack, del 35 per cento per le etichette, del 45 per cento per il cartone, del 60 per cento per i barattoli di banda stagnata​, fino ad arrivare al 70 per cento per la plastica, secondo l’analisi Coldiretti.

“A causa dei rincari dell’energia e dei costi diretti e indiretti che devono sostenere le aziende – prosegue Granieri – stiamo andando incontro ad un crack alimentare, economico e occupazionale che rischia di trascinare nel baratro anche la Dieta Mediterranea, che ha garantito benessere, salute, lavoro e ha sostenuto all’estero il cibo Made in Italy”. A rischio anche le lavorazioni per conserve, succhi e derivati: dagli ortaggi ai legumi, dal vino all’olio, dai salumi e prosciutti Dop ai formaggi, dal latte alla carne fino alla pasta, dalla frutta alle passate di pomodoro usate su tutte le tavole italiane e all’estero. Nel sistema agricolo i consumi diretti di energia includono i combustibili per trattori, serre e i trasporti mentre i consumi indiretti ci sono quelli che derivano da fitosanitari, fertilizzanti e impiego di materiali come la plastica (4,7 Mtep). Il comparto alimentare richiede invece ingenti quantità di energia, soprattutto calore ed energia elettrica, per i processi di produzione, trasformazione, conservazione dei prodotti di origine animale e vegetale, funzionamento delle macchine e climatizzazione degli ambienti produttivi e di lavoro (8,6 Mtep).

Si tratta di una bolletta energetica pesante, nonostante nel tempo si sia verificato un contenimento dei consumi energetici grazie alle nuove tecniche e all’impegno degli agricoltori, per la maggiore sostenibilità delle produzioni, anche con l’adozione di tecnologie 4.0, per ottimizzare l’impiego dei fattori della produzione. “L’Italia è un Paese deficitario che importa addirittura il 64 per cento del proprio fabbisogno di grano per la produzione di pane e biscotti e il 53 per cento del mais di cui ha bisogno per l’alimentazione del bestiame e con l’esplosione dei costi dell’energia – conclude Granieri – rischiamo di perdere quegli spazi di autonomia e sovranità alimentare che fino a oggi le imprese agricole italiane sono riuscite a difendere per il bene del Paese”.

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