“Il prezzo delle materie prime è aumentato tra l’8 e il 10 per cento, ma il nostro fornitore spagnolo ci ha comunicato ulteriori rincari dal primo settembre. Inoltre, per un’azienda energivora come la nostra il costo delle bollette è diventato insostenibile: l’ultima, relativa al bimestre giugno luglio, è stata di 54mila euro”. Lo ha detto Stefania Palamides, presidente sezione Ceramica di Unindustria e general manager di Ceramica Tecla, in un’intervista al quotidiano “Il Corriere della Sera”.
“E pensare – ha aggiunto Palamides – che siamo tra i più fortunati, perché siamo riusciti a concordare nel contratto una tariffa bloccata a 0,42 centesimi a kilowattora per tre anni, mentre il prezzo di mercato ora è di 3 euro. Ciononostante, rispetto all’anno scorso, quando pagavamo 0,17 centesimi al kilowattora, la spesa è triplicata”.
“Abbiamo riversato parie degli aumenti sui clienti, tra il 15 e il 20 per cento: una misura non auspicabile che inquina il mercato e ci penalizza rispetto ai nostri competitor europei – ha sottolineato Palamides -. Oltre alle materie prime per produrre lavabi in ceramica, sono aumentati pallet, imballaggi, packaging. Siamo ricorsi alla cassa integrazione per tre settimane a causa di un forno guasto che deve essere riparato. Tuttavia temiamo di doverla estendere e lo abbiamo già comunicato ai sindacati, sperando di non dover tagliare il personale. Abbiamo ordinativi per i prossimi due mesi, ma poi? Sarà un autunno difficile, speriamo che il governo intervenga con il tetto nazionale al prezzo del gas, il rinnovo del credito di imposta e misure strutturali”.