Casa: Zevi: pronti a sbloccare 50 milioni entro l’anno per affitti e case popolari

L’assessore al Patrimonio intende accelerare l’utilizzo dei fondi per il contributo all’affitto parcheggiati dal 2019. In primavera gli Stati generali del patrimonio

L' assessore al Patrimonio di Roma Tobia Zevi.

Tra le priorità del suo mandato Tobia Zevi, 38 anni, assessore al Patrimonio, considera “un obbligo morale” riuscire ad assegnare entro l’anno i 50 milioni di fondi per il contributo all’affitto che ha trovato “parcheggiati” in dipartimento. Lo scrive il Corriere della Sera in una articolata e dettagliata intervista.

Perché finora le risorse non sono state distribuite, nonostante le 60 nula richieste presentate al Comune? 

“Siamo indietro di tre anni, dal 2019 al 2021. Capisco le difficoltà degli uffici, anche a causa della carenza di personale, impegnati a evitare abusi e irregolarità, ma non sono motivi sufficienti a giustificare un simile ritardo che impatta sulla vita delle persone”.

Come pensa di recuperare? 

“Nelle prossime settimane pubblicheremo il bando 2021, se necessario lavoreremo 24 ore su 24: mi impegno a sanare la situazione al più tardi entro la fine dell’anno”.

A Roma, con oltre 15mila famiglie in lista d’attesa per rassegnazione di un alloggio popolare e 4.300 sfratti esecutivi, il problema ha assunto una dimensione preoccupante: come intende intervenire? 

“Abbiamo due macro obiettivi che riguardano le dignità delle persone: migliorare la manutenzione delle case popolari e aumentare il numero di immobili a disposizione di chi è in graduatoria o rischia di essere sfrattato. Il Comune deve acquistare nuove case, anche attraverso progetti innovativi pubblico-privati, e snellire le procedure di assegnazione combattendo l’illegalità. Dobbiamo accompagnare anche la fascia intermedia che non ha i requisiti per fare richiesta di un alloggio popolare ma non riesce a sostenere il costo di un affitto a canone di mercato e rischia di scivolare verso la crisi”.

Il patrimonio pubblico, spesso al centro delle polemiche per lo scandalo di “affittopoli” (gli immobili comunali in aree di pregio concessi a prezzi irrisori), potrebbe essere una grande risorsa per le casse del Campidoglio: come pensa di valorizzarlo? 

“In primavera vorrei organizzare, coinvolgendo il sindaco e tutti gli attori economici ñ sociali, gli Stati generali del patrimonio, una leva di trasformazione urbana e inclusione sociale. Dobbiamo attribuire con modalità più semplici, non vessatorie, i beni indisponibili alle realtà del terzo settore mentre i beni nelle disponibilità del Comune – appartamenti, negozi, terreni – devono essere valorizzati nell’ottica di fare cassa per finanziare altre attività. Nel bilancio di quest’anno sono stati stanziati 5 milioni per il censimento del patrimonio pubblico, che può rappresentare una best practice: facendo dialogare le articolazioni dell’amministrazione capitolina e incrociando le banche dati, possiamo conoscere tutto di un bene, dallo stato di conservazione agli eventuali debiti pregressi e alla migliore destinazione d’uso”.

Negli ultimi anni, con la delibera ex Marino poi riformata da Raggi il tema dei beni comuni è stato motivo di frizioni con il mondo associativo: quale sani il suo indirizzo politico? 

“Partendo dal riordino del stock immobiliare di proprietà del Comune è importante normare il principio che patrimonio pubblico deve contribuire ad aumentare la coesione sociale, sostenendo il terzo settore ancor più durante la pandemia”.

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