È sempre più un ginepraio la vicenda che ruota attorno allo storico cinema Metropolitan. Adesso all’orizzonte, scriva ‘’La Repubblica’’, c’è la società Lucisano Media Group interessata all’acquisto dell’immobile, anzi «molto interessata», per utilizzare le parole dì Federica Lucisano.
La famiglia, proprietaria già della multisala Andromeda in via Battistini nonché nota nel settore della produzione e distribuzione di film dai tempi del padre Fulvio Lucisano, è entrata in contatto in via informale «attraverso una persona a noi molto vicina», spiega a “La Repubblica” Federica Lucisano, con l’assessorato capitolino all’Urbanistica per manifestare l’interesse a rilevare l’intero immobile o un 70% da destinare alle sale cinematografiche: «Alla parte commerciale non siamo interessati. Servono centri di aggregazione».
Il Campidoglio, che non conferma e non smentisce trattandosi di un incontro informale e non direttamente con la Lucisano Media Group, non si è espresso considerato che il bene è di proprietà privata, della società DM Europa. Chiuso dal dicembre del 2010 il cinema Metropolitan nel cuore di Roma, a due passi da Piazzale Flaminio, è finito schiacciato da una montagna di burocrazia: «Lo scandalo di un progetto bloccato dalla Regione Lazio», si legge nella facciata che da su via del Corso, dove ogni giorno migliaia di persone assistono basite alla chiusura definitiva di sempre più negozi.
La proprietà ha coniato questa scritta poiché il suo progetto, che prevede un piccolo centro commerciale e una sala cinematografica da 100 posti da dare gratuitamente al Comune per quattro mesi l’anno, dopo un iter durato dodici anni, nel 2022 ha ricevuto lo stop dalla Regione. Tutto ciò nonostante il via libera del Campidoglio durante l’amministrazione Raggi e un accordo di programma, avendo agito in deroga al piano regolatore, che prevede anche la ristrutturazione dei cinema Airone e Apollo, 7 milioni di oneri edificatori che incasserebbe il Comune e 60 posti di lavoro nel settore commerciale.
Il progetto nei fatti è ora cancellato. Il motivo? Nel 2020, dunque dieci anni dopo l’inizio dell’iter avviato dalla DM Europa, è subentrata una norma secondo cui solo il 30% della superficie di cinema e teatri può cambiare destinazione d’uso.
Nel caso della vecchia sala di via del Corso, si legge nell’atto, il progetto si basa invece sulla trasformazione del 90% degli spazi in negozi. La questione, insomma, è finita davanti al Tar e toccherà al Tribunale decidere le sorti del Metropolitan, che da anni è ormai sinonimo di decadenza.
Di certo DM Europa, interpellata, chiarisce che «l’immobile non è in vendita e non abbiamo ricevuto alcuna manifestazione di interesse». Eppure dall’altra parte qualcosa si muove. Valerio Carocci, presidente della Fondazione Piccolo America, conferma di aver «incontrato Lucisano per un eventuale nostro coinvolgimento e noi abbiamo naturalmente dato tutta la nostra disponibilità». Sta dì fatto però che l’immobile non è sul mercato.