Simone Canettieri per Il Messaggero
La Chiesa pagherà l’Imu, e quindi anche gli altri tributi, al Comune di Roma per i locali commerciali. L’assessore al Bilancio Andrea Mazzillo dice che è in atto «un’interlocuzione» con il Vaticano. E che «c’è l’impegno formale da parte delle autorità ecclesiastiche di definire questa situazione». Perché, continua l’uomo dei conti della giunta Raggi, «le norme parlano chiaro: bisogna rispettare la legge, questo è il nostro impegno e questo è quello che faremo».
Si spinge molto più avanti l’assessore al Commercio Adriano Meloni: «Nel corso del loro ultimo incontro – svela – Virginia lo ha chiesto al Papa che si è dimostrato disponibile a intraprendere questo percorso». Dunque Papa Francesco avrebbe accolto la richiesta della sindaca grillina. Un tema , il pagamento delle tasse sugli immobili della Chiesa che hanno una finalità religiosa, che i 5 Stelle cavalcano da sempre. Soprattutto in campagna elettorale, tanto che è entrato anche nel libro-manifesto dei pentastellati romani scritto da Daniele Frongia (“E io pago”).
I rapporti tra Oltretevere e Campidoglio a Cinque Stelle finora sono stati abbastanza complessi, non privi di tensioni soprattutto per la gestione finale del Giubileo (per ben due volte nessun rappresentate politico del Comune è stato invitato alle cerimonie di ringraziamento per l’Anno Santo).
Lo scorso dicembre, però, è iniziata la fase di «scongelamento» con un incontro tra Raggi e il cardinale Segretario di Stato vaticano, Pietro Parolin. E poco prima di Natale proprio l’inquilina del Campidoglio a domanda secca (c’è da aspettarsi il pagamento dell’Imu da parte degli immobili di proprietà della Chiesa?) ha risposto: «Stiamo lavorando su quello».
Eppur si muove, dunque. Il giro di affari sulle case gestite da enti religiosi con finalità commerciali è da capogiro. E fu proprio Raggi a quantificarlo prima delle elezioni in «400 milioni di euro». Basti pensare che, secondo gli ultimi dati raccolti da Riccardo Magi dei Radicali, i contenziosi tra Comune e Vaticano arrivano a 19 milioni solo per i conventi trasformati in hotel. L’evasione record delle imposte locali (dall’Imu alla tariffa rifiuti) da parte di strutture ricettive – spesso veri e propri alberghi con tutti i comfort – di proprietà di enti e congregazioni religiose coinvolge circa 300 immobili, che fanno capo a 150 ordinamenti e congregazioni diversi.
Sono le cosiddette case per ferie, che di francescano però hanno davvero poco visto che la maggior parte delle volte sono degli hotel di lusso a tutti gli effetti. È sufficiente farsi un giro su qualsiasi motore di ricerca, come nel caso di Booking Monestary. Che, tanto per fare un esempio, propone una sistemazione in zona Vaticano con tutti i comfort, per 164 euro a notte: dalla camera super accessoriata al ristorante che cura il menu su misura «dalla scelta degli ingredienti alla preparazione delle pietanze».
Calcolare con precisione gli immobili della Chiesa occupati a Roma per finalità non religiose, al di là delle finalità ricettive, «risulta quasi impossibile perché non si trovano nemmeno nel database del fisco». La stima del sommerso è enorme. Ma anche da parte del Vaticano l’anno scorso ci fu la volontà di sanare i casi più eclatanti. Papa Bergoglio in un’intervista spiegò:«Alcune congregazioni dicono: “no, ora che è il convento è vuoto faremo un hotel, un albergo: possiamo ricevere gente e con ciò ci manteniamo e guadagniamo denaro” – spiegò il Pontefice alla portoghese Radio Renascenca Bene, se desideri questo, paga le imposte. In caso contrario, il business non è pulito».