Cinecittà, dalla fabbrica dei sogni a quella dei debiti

Dagli ultimi due bilanci di Cinecittà emergerebbe un buco di 6,7 milioni di euro, pari a circa un terzo del capitale sociale, destinato alla fine di quest'anno ad allargarsi fino al triplo

Hollywood era la fabbrica dei sogni. Cinecittà quella dei debiti. Possibile? Altroché. Dagli ultimi due bilanci di Cinecittà emergerebbe un buco di 6,7 milioni di euro, pari a circa un terzo del capitale sociale, destinato alla fine di quest’anno ad allargarsi fino al triplo. A certificarlo è la società di revisione Price Waterhouse Cooper. I risultati della verifica, ha scritto Repubblica, sono stati comunicati all’assemblea dei soci: ovvero il Tesoro, che detiene la totalità delle quote e il ministero della Cultura che ne esercita i diritti.

Il dito è puntato contro l’ex ad, Nicola Maccanico, fino a giugno scorso alla guida degli studios. Ma anche sullo stop al tax credit per il cinema. “Basta con la caccia alle streghe a convenienza: un giorno Cinecittà viene celebrata come modello virtuoso nella gestione del Pnrr, il giorno dopo viene attaccata nella governance per distogliere l’attenzione dal disastro creato dal governo sul tax credit, che ha paralizzato il settore e lasciato gli studios vuoti”, hanno attaccato i deputati democratici della Commissione Cultura della Camera, che aggiungono: “La sottosegretaria Borgonzoni, quotidianamente informata dalla presidente Sbarigia su quanto accade a Cinecittà, non può certo cadere dal pero. Siamo di fronte a un goffo tentativo di scaricabarile da parte del governo. Va inoltre ricordato che metà dell’attuale CdA faceva parte della passata governance, rendendo ancora più surreale questo tentativo di prendere le distanze. Il governo riferisca in Parlamento invece di avvelenare i pozzi a mezzo stampa in modo irresponsabile nei confronti di una società che opera sul mercato”.

Stando al rapporto di Pwc  sarebbero diversi gli “scostamenti” tra i dati attuali e quelli inseriti nel bilancio ’23. “Per esempio, l’area “cinema, documentaristica e commercializzazione library” ha risentito di “una errata quantificazione a budget dei ricavi” tale da produrre minori entrate per 690mila euro. A fronte di maggiori costi (ugualmente non contabilizzati) per 773mila euro. Anche se poi la partita che avrebbe sballato i conti riguarda l’area “teatri”: in questo caso, sostiene Pwc, il “decremento del margine previsto” si aggira intorno agli 8 milioni. Dovuti, in particolare, all’accordo quadro con la società di produzione Fremantle per l’utilizzo degli studios fino al 2027″. Una commessa che per i revisori “non avrebbe portato quasi nulla nei forzieri di Cinecittà”. Inoltre i ricavi industriali, cresciuti dai 39 milioni del ’22 ai 47 del ’23, quest’anno sarebbero crollati, tra i 15 e i 18 milioni.

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