Per rilanciare Roma serve adeguare il Piano regolatore ad una realtà profondamente cambiata, anche per la pandemia. Serve maggiore flessibilità nelle destinazioni d’uso, con nuove norme per semplificare le procedure. Lo dichiara, in una intervista a “Il Messaggero”, Antonio Ciucci, nuovo presidente dell’associazione dei costruttori edili di Roma e provincia (Ance Roma-Acer). “Siamo in un momento molto particolare. Ci sono grandissime aspettative sugli investimenti del Pnrr, sul Giubileo del 2025, e sulla possibile assegnazione a Roma dell’Expo 2030 – afferma Ciucci -. Queste grandi aspettative potrebbero portare il nostro settore a uscire da una crisi, iniziata nel 2008, che ha ridotto il settore e la nostra associazione ai minimi termini. Basti pensare che in tutta Italia al 2020 sono scomparse 140 mila aziende edili, con 600 mila operai. Sull’altro lato della medaglia, però, c’è una congiuntura molto negativa sui materiali: iniziata a fine 2020 sui materiali ferrosi, proseguita nel 2021, anche con fenomeni speculativi dovuti ai vari bonus decisi dal governo, e oggi culminata con guerra tra Russia e Ucraina”.
Per quanto riguarda le ripercussioni sul settore dell’edilizia, il neopresidente di Ance Roma-Acer spiega: “Oggi abbiamo cantieri aperti con i vecchi prezzi, che non siamo più in grado di portare avanti”. Inoltre, esistono mali antichi del nostro Paese: “tante norme, difficoltà a farle applicare correttamente, lentezza della macchina amministrativa. Tanto che ci chiediamo con apprensione se riusciremo a spendere quest’enorme patrimonio di investimenti in arrivo dall’Ue, di cui oltre la metà destinato al nostro settore”. Interpellato sul Pnrr, Ciucci sostiene che occorre più flessibilità: “I tempi sono contingentati, perché tutto deve concludersi entro il 2026, e le risorse amministrative sono molto ridotte. Credo che i cittadini si rendano perfettamente conto del ritardo delle nostre infrastrutture, vivendo Roma tutti i giorni e confrontandola con le altre città, con il mancato sviluppo della Capitale. Ora ci potrebbe essere un’inversione di tendenza, ma siamo in momento internazionale drammatico, che rende tutto più difficile”. Per Ciucci i problemi arrivano “dalle troppe norme e dal fatto che si sia indebolita progressivamente l’amministrazione. Chi deve applicare le norme è poco attrezzato a farlo”.
Secondo il neoeletto presidente di Ance Roma-Acer sarebbe auspicabile per migliorare la situazione “il coinvolgimento dei privati: il partenariato pubblico-privato, ossia il vecchio project financing, crea sviluppo e non appesantisce la macchina amministrativa. In questo può essere fondamentale ruolo delle associazioni, come la nostra”. Per quanto riguarda il super bonus del 110 per cento, il principio che lo ha ispirato “è positivo – dice Ciucci -, perché è stato pensato per rinnovare il nostro patrimonio immobiliare, che è il più vecchio d’Europa, con lo strumento creduto d’imposta. Ma bisognava imporre linee più chiare, perché fosse facilmente applicabile, e magari renderlo anche strutturale. La troppa fretta per accaparrarsi un bonus a tempo, e le regole non definite, hanno portato alle truffe. Troppe ditte non qualificate sono entrate nel mercato, che invece era destinati alle imprese di costruzione. Bisognava rendere il bonus utilizzabile soltanto dalle imprese qualificate per le gare pubbliche”. Ciucci, infine, torna a ribadire che il Piano regolatore attuale “è superato, non tiene conto di una realtà profondamente cambiata, anche per la pandemia. Vanno utilizzati nuovi strumenti di intervento, ma soprattutto serve maggiore flessibilità nelle destinazioni d’uso. C’è bisogno di nuove norme, di semplificare le procedure”, conclude.