Commercio: in centro oltre mille licenze bloccate

Dopo sei mesi dall'entrata in vigore della delibera 47 approvata dall'Assemblea Capitolina la scorsa primavera: le licenze sulle nuove aperture sono diventate a numero chiuso

Dopo sei mesi dall’entrata in vigore della delibera 47 approvata dall’Assemblea Capitolina la scorsa primavera: le licenze sulle nuove aperture sono diventate a numero chiuso, ammessi i subingressi per alcuni locali, come i ristoranti, ma freno a mano tirato per chi vuole aprire ex-novo attività artigianali senza avere degli specifici requisiti di anzianità sull’iscrizione al registro delle imprese. Fino ad oggi, scrive il Messaggero, più di mille giovani imprenditori si sono visti rifiutare dagli uffici del I Municipio il permesso ad aprire un’attività in moltissime zone.

Fino ad oggi, scrive il quotidiano,  ha fatto richiesta per farsi approvare la cosiddetta scia ovvero la segnalazione certificata di inizio attività e procedere con l’apertura di un negozio o di un laboratorio fa parte di quel mondo tutelato dall’articolo 8 della delibera stessa, ovvero 23 categorie specifiche. “Di chi parliamo? Di artigiani dai liutai ai librai , dei galleristi di coloro che promuovono cultura e arte contemporanea senza l’intenzione di aprire bar o nascondere bistrot tra le sale dei locali degli orafi, dei profumieri. Insomma di molti di quei soggetti che soltanto in teoria il Campidoglio e l’assessorato al Commercio sembravano voler difendere. Il nodo sta tutto in una clausola: l’iscrizione triennale alla Camera di Commercio o all’albo delle imprese artigiane e l’esercizio di quelle attività sempre da tre anni. Senza questo requisito il Municipio seguendo scrupolosamente le indicazioni del Campidoglio non può rilasciare alcuna autorizzazione. E dunque ai giovani imprenditori, agli artigiani da poco diplomati, ai galleristi che vogliono mettersi in gioco non resta alcuna opportunità. Tant’è vero che da sei mesi a questa parte più di mille persone si sono viste negare qualsiasi possibilità.

La delibera licenziata dall’Aula lo scorso aprile è entrata in vigore fin da subito e chi aveva già fatto degli investimenti li ha sostanzialmente persi. Le stime parlano di più di 500 mila euro andati in fumo negli ultimi sei mesi mentre più di 300 sono i ricorsi presentati al Tar”.

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