Il settore della ristorazione è in ripresa. Lo confermano i dati registrati negli ultimi due mesi. Con le casse di bar, pub e ristoranti della Capitale che hanno iniziato una lenta risalita fuori dalla crisi della pandemia. Ma c’è chi, piegato dai debiti e dai conti da saldare, non ce l’ha fatta. Nell’ultimo trimestre i bar e i pub che hanno avviato la procedura della liquidazione, hanno già toccato nella Capitale il tetto dei mille, «Questo è il momento più duro e anche il più delicato perché da qui si deciderà come riprenderà uno dei settori eco nomici più importanti per la città» commenta a ‘’Il Messaggero’’ Claudio Pica, presidente della Fiepet Confesercenti Lazio.
All’associazione di categoria, gli ex titolari delle società ora in liquidazione si sono rivolti per essere accompagnati durante la procedura burocratica, Le storie, dietro i bar e i pub che stanno chiudendo, sono analoghe. «Con i pochi aiuti che hanno ricevuto dallo Stato – precisa Pica – la maggior parte non è riuscita a saldare i conti. Quando abbiamo ricominciato a riaprire, non hanno guadagnato abbastanza per recuperare»,
Una situazione che a mappa di leopardo si è registrata in diversi quadranti della città. Dal centro alla periferia: nell’elegante quartiere Eur, a sud della Capitale, fino alla popolosa via Tiburtina, al quadrante più centrale, tra San Giovanni e il centro storico.
A pesare sulle nuove chiusure la vicinanza agli uffici, alle palestre, alle scuole, ai cinema. Cioè tutte quelle attività che hanno avuto un lento e complesso riavvio post Covid. Ma ora a preoccupare è il futuro. Perché licenze, società e locali sono in vendita a costi bassissimi: tra i 50 e i 70 mila euro.
Molto al di sotto dunque del “prezzo di mercato in tempi non troppo lontani, ma che precedono la pandemia. Il timore è che la criminalità organizzata possa approfittarne. Acquistarle dunque e ripulire così il “denaro sporco”.