Con la scomparsa di Berlusconi si apre il cantiere del grande centro

Il Punto di Riccardo Bormioli

Con la scomparsa di Silvio Berlusconi si apre per la prima volta, a trent’anni dalla fine della “prima Repubblica”, la possibilità di ricostituire un’area centrista che abbia l’ambizione di diventare una forza trainante della politica nazionale. Quel che accadrà in Forza Italia, orfana del suo fondatore e leader assoluto, si intuisce facilmente: il partito ha una leadership già indicata, sia pure solo ufficiosamente ed è quella del ministro degli Esteri, Antonio Tajani.

Erano stati i figli del Cavaliere, Marina e Pier Silvio, a premere per il ridimensionamento dell’area che, guidata da Licia Ronzulli, faceva la fronda al governo Meloni: una manovra che, di fatto, aveva ridotto anche l’influenza di Marta Fascina su Forza Italia. Tajani era e resterà il garante della lealtà dei forzisti alla maggioranza. Ma intanto, appunto per la prima volta dall’inizio della “seconda Repubblica”, inizia a delinearsi con chiarezza un’area che possa ospitare moderati, cattolici e liberali. Pur riuscendo a rappresentare gran parte dell’elettorato che fu del “pentapartito”, Berlusconi ha sempre patito una sorta di “conditio ad excludendum” da parte di un certo mondo cattolico, ma anche di una parte degli orfani del Partito socialista, di quello liberale e di quello repubblicano. Elettori che, pur moderati, non riuscivano a sostenere un Berlusconi poco amato nelle cancellerie europee e dalla gerarchia del Vaticano.

Con la scomparsa dell’ex premier la “conventio ad excludendum” svanirà e Forza Italia, o meglio quel che di essa resta, potrà svolgere un ruolo importante nella ricomposizione del centro politico. Perfino all’interno del Partito democratico alcuni esponenti moderati iniziano a considerare la possibilità di partecipare alla costruzione di una nuova area centrista, naturalmente alternativa alla leadership sempre più spostata a sinistra di Elly Schlein: un processo che potrebbe facilmente essere accelerato dal ritorno nel Pd degli ex transfughi di Articolo uno (Roberto Speranza e Pierluigi Bersani). Ma soprattutto c’è Matteo Renzi il quale coglie immediatamente l’occasione per mostrare vicinanza alla famiglia Berlusconi e ai suoi seguaci politici. Abortito il sodalizio con Carlo Calenda, per l’ex premier potrà ora aprirsi uno spazio importante, purché lavorando di concerto con Tajani, nel rispetto almeno formale degli orfani del berlusconismo. (fonte Agenzia Nova)

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