Coronavirus, asili nido vuoti a settembre

Tremila bambini in meno nella capitale

L’epidemia Covid svuota i nidi della capitale. Lo scrive Diana Romersi sul Corriere della Sera. “Tremila i bambini che mancheranno all’appello a settembre, secondo i dati emersi durante i tavoli di confronto tra Comune e operatori del settore. Un calo delle iscrizioni che riguarda soprattutto i piccolissimi: da 0 a 12 mesi. «Dei 52 posti a disposizione, che abbiamo sempre riempito, quest’anno accoglieremo solo 33 bambini», racconta Carmela Langella, presidente del nido convenzionato Piccino Picciò in zona Cinecittà”.

Il motivo? «Le iscrizioni dovevano essere effettuate in pieno lockdown, quando ancora molti genitori non si sentivano sicuri», spiega Langella. Inoltre, «chi ha perso il lavoro è rimasto a casa insieme ai figli». Superato giugno, secondo la presidente del nido, mamme e papà si sono tranquillizzati «anche se sono rimaste le paure riguardo alla trasmissione del virus e alla narrativa del bambino ‘untore’». «Siamo sotto di circa 40 bimbi», sono i calcoli di Sara Di Miero, coordinatrice didattica del nido e scuola dell’infanzia In Crescendo. La struttura privata, in via della Pineta Sacchetti, per il momento può contare solo su 120 iscritti. «La quarantena ha fatto saltare gli open day e anche se tanti genitori che si affidavano al pubblico hanno deciso di venire da noi – spiega la coordinatrice – non abbiamo raggiunto la quota di iscritti degli anni precedenti. Ora la difficoltà sarà ricominciare senza poter fare tagli al personale». Tuttavia ci si prepara alla riapertura. Dal 1° settembre, secondo le linee guida della Regione Lazio. Tra il 9 e il 14 settembre stando al Campidoglio. Da via Cristoforo Colombo arrivano però misure più stringenti rispetto a quanto già deciso dal Miur.
Rimane il rapporto di un educatore ogni sette bambini,sottolinea il Corriere,  come disposto dalla nuovissima legge Mattia. Introdotti invece i termoscanner per misurare la temperatura ai bambini della fascia 0-36 mesi e a chi li accompagna. Un solo familiare, preferibilmente sotto i 60 anni. «Siamo pronte» conferma l’educatrice Micaela Melcore, della scuola In Crescendo. «Lavoravamo già molto con gli spazi esterni, la cosiddetta didattica outdoor l’applichiamo dal 2015». A preoccupare invece è la gestione dell’inserimento dei piccolissimi. Le linee guida regionali prevedono una zona di accoglienza oltre la quale il genitore non potrà andare. «Così è impossibile far ambientare i nuovi iscritti», spiega Patrizia Siani, responsabile area infanzia della cooperativa sociale Nuove Risposte a cui fanno capo quattro nidi a Roma e tre nel Frusinate. La ricezione dei bambini avrà bisogno di ulteriore personale.
«Un costo maggiore per le strutture che si somma alle educatrici in più da prevedere per i singoli gruppi in caso di assenza dell’insegnante principale», chiarisce Siani. Intanto aspettano di trovare collocamento circa ottomila educatrici supplenti del Comune.

«Siamo state le invisibili dell’emergenza Covid. Senza sussidi o ammortizzatori sociali», racconta Federica Gabrieli del Comitato tutela insegnanti ed educatrici – Coordinamento precarietà e unità. Le lavoratrici attendono la pubblicazione della graduatoria del concorso del 30 dicembre 2019. «La carenza di personale nel pubblico è storia vecchia. Senza la nuova graduatoria come si ricomincerà a settembre?» si chiede Azzurra Giovannetti, educatrice supplente, precaria da oltre 14 anni.

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