Dopo più di un anno di pandemia, il quadro delle imprese romane che operano con una sede fissa è particolarmente pesante: più di 6mila attività chiuse, un perdita di più di 15mila posti di lavoro tra titolari e addetti.
“Purtroppo le misure di sostegno ed i provvedimenti adottati non sono stati in grado di salvaguardare un ampia parte del nostro tessuto produttivo – sottolinea in una nota il presidente di Confartigianato Roma, Andrea Rotondo – l’alleggerimento delle restrizioni e l’auspicata ripresa rischiano di infrangersi su un sistema fortemente indebolito e non in grado di sopportare i costi della ripartenza”.
Commercio al dettaglio e all’ingrosso i più colpiti
Nel dettaglio, il saldo negativo tra nuove aperture e chiusure delle imprese che operano con una sede fissa (commercio, artigianato, ristorazione, servizi) è di 6.224 attività. Particolarmente colpiti commercio al dettaglio (-2.630), e commercio all’ingrosso (-1.520).
All’elenco si aggiungono il settore della ristorazione (-990), quello della produzione che si riduce di 528 imprese, il settore dell’alloggio con 236 attività in meno, quello dei servizi alle imprese che fa registrare un saldo negativo di -173, mentre segna -94 quello dell’autoriparazione. Considerato l’andamento dell’anno, “resistono” due settori: benessere (acconciatori, estetisti) con un saldo negativo di solo 30 saloni, e riparazione dei beni con 23 laboratori in meno.
In controtendenza cresce edilizia
Segno positivo per le imprese dell’edilizia, comprese le artigiane (+ 1460 unità). Il settore, ovviamente, attende una crescita importante del volume di attività determinato dai bonus e superbonus per le ristrutturazioni e l’efficientamento energetico. In riferimento all’ambito regionale, gli interventi previsti su territori urbani e insediamenti produttivi, sulla patrimonializzazione delle imprese, sugli incentivi alle filiere territoriali e sull’accesso al credito, non devono più subire lungaggini amministrative, altrimenti i possibili benefici si vedranno solo a fine 2021, inizi 2022.
“E’ necessario che l’erogazione delle misure di sostegno alla ripresa coincida con le riaperture”, aggiunge Andrea Rotondo, che chiede un cambio nelle procedure: “Se gli interventi saranno assegnati, così come attualmente previsto, soltanto alle aziende che saranno in grado di anticipare gli investimenti e saldare tutti gli oneri fiscali e contributivi, ai più deboli non rimarrà che la chiusura”.