Dopo aver messo a ferro a fuoco le principali città del Paese con le proteste della scorsa settimana i tassisti, ancora una volta, l’hanno spuntata. Il tanto contestato articolo 10 del ddl concorrenza, che affronta il tema della liberalizzazione del settore, – fortemente osteggiato dalla Lega e da Fratelli d’Italia, interlocutori privilegiati dei tassisti – verrà soppresso in commissione Attività produttive della Camera e il testo approderà in Aula lunedì.
“La riforma della concorrenza tocca i servizi pubblici locali, inclusi i taxi, e le concessioni di beni e servizi, comprese le concessioni balneari. Ora c’è bisogno di un sostegno convinto all’azione dell’esecutivo, non di un sostegno a proteste non autorizzate, e talvolta violente, contro la maggioranza di governo” aveva detto il premier Mario Draghi nelle comunicazioni al Senato. Ma il suo appello è caduto del vuoto.
Al centro del duro scontro con il governo i passaggi dell’articolo 10 del ddl Concorrenza che fanno riferimento a un “adeguamento dell’offerta di servizi alle forme di mobilità che si svolgono mediante l’uso di applicazioni web”, alla “riduzione degli adempimenti amministrativi a carico degli esercenti degli autoservizi pubblici non di linea e razionalizzazione della normativa alle tariffe e ai sistemi di turnazione”, e alla “promozione della concorrenza, anche in sede di conferimento delle licenze”. Se con Draghi si era finalmente aperto uno spiraglio per una modernizzazione del settore che nel nostro Paese è impantanato nel monopolio di una lobby che continua a favorire il malcostume della compravendita delle licenze, arrivate ormai a prezzi folli, la crisi di governo e lo spirito da campagna elettorale hanno fatto tabula rasa dei progressi.
Questo il prezzo da pagare per portare avanti l’iter di un provvedimento cruciale per il Paese. Il disegno di legge sulla concorrenza deve, infatti, essere approvato prima della pausa estiva per consentire entro la fine dell’anno l’ulteriore approvazione dei decreti delegati, come previsto dal Pnrr.
Mentre i tassisti esultano insieme a Lega, FdI, e il leader di ItalExit Gianluigi Paragone, il malcontento per lo stralcio della misura serpeggia nel Paese, in particolare tra chi ne pagherà le conseguenze ovvero i consumatori.
L’emendamento presentato alla Camera che stralcia l’articolo 10 del Ddl Concorrenza, quello riguardante la liberalizzazione del settore dei taxi, è uno “schiaffo ai consumatori e una sconfitta per il paese”. A dirlo è il Codacons, per cui “ancora una volta il Governo cede alla lobby dei tassisti, cancellando misure che avrebbero riportato equilibrio nel settore del trasporto pubblico non di linea e incrementato la concorrenza a favore degli utenti”.Per l’associazione dei consumatori, si tratta di “una sconfitta per il paese, che ancora una volta si piega alla violenza dei tassisti e cancella la possibilità di adeguare l’anacronistica e obsoleta normativa sui taxi alle opportunità offerte dalla tecnologia moderna”.
Sul fronte dei tassisti, intanto, le rivendicazioni non sono finite. “Il Ddl Concorrenza andrà in Aula con l’articolo 10 stralciato, bene. Il servizio pubblico è un bene comune, non una merce da banco. Rimane il fatto – ha affermato il segretario di Unica Cgil taxi Nicola Di Giacobbe – che non si è voluto fare una norma sull’uso delle piattaforme tecnologiche con le quali le multinazionali stanno già deregolamentando i sistemi”.