Ristoranti chiusi e dehors abbandonati sulla strada. La denuncia arriva dalle associazioni dei residenti del centro: è una questione di decoro urbano ma anche di sicurezza. Lo riporta ‘’La Repubblica’’, rilevando che locali non riaprono, ma i proprietari non ci pensano nemmeno a smontare quelle strutture costruite per affrontare le limitazioni imposte ai tempi del Covid.
A Castro Pretorio in via Milazzo c’è una pedana inutilizzata sulla strada di fronte al ristorante Mangrovia, chiuso. Da mesi il Comitato Parco delle Finanze Castro Pretorio ne chiede la rimozione e segnala altre pedane abbandonate: una in ghisa, recintata e chiusa da un tendone, in via Firenze di fronte al George Byron’s Cafe, chiuso con i lucchetti. Un’altra, più piccola, delimitata da un reticolato in ghisa, in via Villafranca a pochi metri da viale Castro Pretorio.
A Trastevere una pedana in legno langue nei pressi del cinema Alcázar in via Merry del Val: da mesi il comitato Emergenza Trastevere ne segnala la presenza al I Municipio. A Monti, in via del Boschetto, spunta una pedana abbandonata, ma piena di tavoli di fronte al portone di un palazzo e a un ristorante chiuso.
Intorno al Colosseo la situazione non migliora. In via del Buon Consiglio ci si imbatte in un altro dehor sulla strada, di fronte al ristorante “Cleto”, chiuso: la pedana, in plastica e metallo e coperta da un ombrellone, occupa la facciata di un palazzo. Ma il record spetta a via dei Serpenti, dove spuntano almeno due grossi dehors inutilizzati. Il primo si trova di fronte a un ristorante etnico chiuso e si allunga per almeno 10 metri sul ciglio della strada; il secondo, più piccolo, di fronte alla pizzeria Dodo nei pressi di via delle Frasche.
Si arriva in piazza del Viminale ed ecco un altro dehor abbandonato di fronte a un ristorante: tavoli, sedie e pallet sono accatastati da chissà quanto tempo, ai bordi della pedana cresce l’ortica. I dati di Fiepet Confesercenti dicono che in centro ci sono 5.500 dehors di cui 3500 nel I e 2mila nel II Municipio: almeno il 5% sono abbandonati, ma i numeri potrebbero essere più alti.
La polizia locale ha creato una task force sui dehors che da giugno ha effettuato mille controlli e sanzionato 700 fra ristoranti, pizzerie, alimentari, persino alberghi. E pochi giorni fa il I Municipio ha smantellato una grossa pedana abbandonata in via Branca a Testaccio: in programma la rimozione di un dehor di una gelateria in piazza Santa Maria Liberatrice.
La presidente del II Municipio, Francesca Del Bello, è la prima ad indignarsi e spiega a ‘’La Repubblica’’ il nuovo e diffuso malcostume. «L’esercente – afferma – ha l’obbligo di comunicare ai nostri uffici la cessazione dell’attività, ma non tutti lo fanno. Do poiché i vigili devono accertarsi della reale chiusura, se è così notificano un’ingiunzione al titolare che ha l’onere di smantellare la struttura. Tra notifiche e intervento possono passare mesi. Il costo maggiore non la rimozione, ma la demolizione ed il corretto smaltimento dei materiati che in genere sono ghisa, metalli e plastiche. E se un’attività ha fallito gli ex gestori non si fanno carico di questa spesa. Poi se è una società diventa tutto più complesso. A questo punto – precisa Del Bello – interviene direttamente il Municipio in danno. La procedura si chiama così perché sono i nostri uffici ad anticipare i costi dello smaltimento. Poi le spese da noi sostenute vengono richieste al commerciante inadempiente. Ma anche qui tra raccomandate, notifiche e cartelle esattoriali l’iter burocratico può essere molto lungo».