Ama “è in salute, non rischia il fallimento e non ci sono i presupposti per cui l’azienda possa, a nessun titolo, andare verso un’ipotesi di procedura concorsuale. Ma Ama, lo abbiamo scoperto poi, stava lavorando a quella soluzione. Non so perché”. Lo ha detto il direttore generale di Roma Capitale Franco Giampaoletti in audizione in commissione regionale Rifiuti. Anche Giampaoletti ha parlato della vicenda relativa alla partita dei 18 milioni di euro per opere e servizi cimiteriali che nel bilancio di Ama comparirebbero come credito “certo, liquido ed esigibile” nei confronti di Roma Capitale. La stessa Roma Capitale che però, in qualità di socio unico, non ha approvato il bilancio 2017 di Ama. Giampaoletti ha rivendicato la correttezza dell’amministrazione capitolina nell’applicazione dei meccanismi contrattuali con Ama, sulle partite in materia di servizi cimiteriali, e ha ricordato che nel 2017 Roma Capitale ha emesso un atto di accertamento in ingresso di diciotto milioni da parte di Ama che ha però annotato un credito di pari importo nei suoi libri mastri. Giampaoletti ha riferito che già nel 2012 c’erano contrasti sull’argomento e che ai tempi del bilancio 2016 era prevista l’attivazione di un tavolo bilaterale per la composizione di questa vicenda, ma che a suo avviso “questi diciotto milioni non devono essere pagati”.
“Ama riesce ad autofinanziarsi sulla base dei flussi generati dal contratto di servizio – ha spiegato ancora Giampaoletti ricordando che Ama ha un fatturato di circa 900 milioni – Stiamo concludendo con Ama lo sviluppo di una pianificazione dei flussi finanziari per tutto il 2019 che dimostra come, qualora l’azionista continui a onorare il contratto di servizio pagando la rata di 59 milioni di euro mensili, e non vedo perché questo non debba proseguire, Ama riesce a mantenere il suo equilibrio finanziario, a pagare gli stipendi, gli oneri sociali e i fornitori, a ridurre leggermente il proprio indebitamento e a restituire gli incassi della Tari da 230 milioni al comune. Ama lo può fare e lo sta facendo, nel rispetto dei suoi equilibri finanziari”. In merito ai futuri investimenti, Giampaoletti ha dichiarato che “non c’è un progetto industriale e quindi non c’è una lista di impianti necessari per un nuovo ciclo di trattamento dei rifiuti. Quando ci sarà un piano industriale – ha proseguito Giampaoletti – che determinerà gli impianti di cui Ama necessiterà per gestire i rifiuti e l’importo finanziario necessario per realizzare l’impiantistica, ci porremo il problema dell’acquisizione dei mezzi finanziari”.
In merito ai rapporti con le banche “l’ultimatum del 19 aprile non è più un ultimatum” e dopo un incontro con i rappresentanti di cinque su sette istituti del pool di finanziatori, “questo ultimatum viene spostato probabilmente a dopo l’estate del 2019”. Lo ha detto il dg di Roma Capitale Franco Giampaoletti in audizione in commissione regionale Rifiuti, in merito ad Ama. Roma Capitale e Ama, è spiegato in una nota del Consiglio, avrebbero dovuto approvare il bilancio 2017, il nuovo contratto di servizio e firmare il pegno, per sbloccare in favore dell’azienda una delle due linee di credito a breve termine da circa 120 milioni di euro. Tuttavia, secondo Giampaoletti, “il rapporto con le banche è ottimo, la situazione che è stata rappresentata al Comune fino al dicembre 2018 nel rapporto tra Ama e banche era falsa”. “Abbiamo cercato noi direttamente il pool di banche, tramite l’avvocato Martina dello studio Chiomenti – ha riferito il direttore generale di Roma Capitale -, per avere un’idea di ciò che effettivamente stava accadendo. Dopo la rappresentazione mediatica del rapporto tra Ama e le banche, che parlava di situazioni di tregenda e che certamente non proveniva dal Campidoglio, noi chiamiamo le banche e scopriamo che il problema ci viene rappresentato in maniera diversa. Tanto che ancora oggi abbiamo un rapporto lineare e semplice
“Non avendo ricevuto alcuna comunicazione diretta e avendo appreso dai giornali che sarei stato indagato, dovevo chiarire la mia posizione nei confronti della magistratura inquirente, prima di rendere qualunque dichiarazione su un oggetto che apparentemente era inserito nel perimetro dell’attività della magistratura”.
Lo ha detto il direttore generale di Roma Capitale Franco Giampaoletti, in audizione in commissione regionale Rifiuti. Il dirigente ha riferito di aver verificato la propria posizione, facendo accesso al casellario giudiziale ai sensi dell’articolo 335 del Codice di procedura penale e solo dopo aver constatato di avere “una dichiarazione sul 335 apparentemente pulita” ha accolto l’invito a essere ascoltato in commissione.