Con la tragedia di Ischia è tornata l’attenzione alle zone più critiche del Lazio segnalate dalla protezione civile: l’Appennino, i fiumi come il Tevere, il Liri e l’Aniene. Tenuto conto che i rischi maggiori li corrono quei territori cosiddetti ‘’denudati’’, cioè che non hanno più alberi e boschi.
Secondo una stima del Campidoglio e dell’Autorità di bacino distrettuale dell’Appennino centrale circa 300.000 romani sono a rischio allagamenti. Lo riporta il ‘’Messaggero’’ precisando che oltre alla foce del Tevere altri due sono i punti critici: a nord della città e in Provincia, nell’area Tiburtina.
Riguardo al pericolo di frane a Nord i monti della Tolfa, a Sud Cassino e Sora, e poi i Castelli Romani e nella Capitale le colline di Monte Mario, Monteverde e Balduina, sono le zone più a rischio. Ci sono poi buche che diventano voragini, chiamate ‘’sinkhole’’, che secondo l’Ispra le zone più colpite sono quelle di Casilina, Tuscolana, Nomentana e Prenestina.