Ecco il decalogo per una transizione alla green economy

Prima giornata degli Stati Generali della Green Economy 2017

Da un veloce recepimento delle direttive circular economy al bando delle auto a diesel e benzina dal 2030, dallo sblocco del mercato dei prodotti riciclati a una carbon tax per alimentare unl Fondo nazionale per la transizione energetica. Queste alcune delle misure green contenute nel decalogo per la transizione dell’ Italia alla green economy illustrate nella giornata inaugurale degli Stai Generali della Green Economy in corso a Rimini all’ interno di Ecomondo. elaborato dal Consiglio Nazionale della Green Economy (formato da 66 organizzazioni di imprese della green economy italiana). La eco-kermesse, arrivata alla sesta edizione è organizzata dal Consiglio Nazionale della Green Economy in collaborazione con il Ministero dell’Ambiente e il Ministero dello Sviluppo Economico, con il supporto della Fondazione Sviluppo Sostenibile.

La green economy in Italia è una realtà consistente, il 42% delle imprese è collocabile nella green economy e ce ne sono 5.000 solo nella gestione dei rifiuti. Anche una larga maggioranza di cittadini – il 58% – è abbastanza o molto informato sulla green economy e ben il 70% attribuisce importanza alle politiche pubbliche per l’attuazione delle misure di green economy. Nella graduatoria che fanno i cittadini degli elementi trainanti per lo sviluppo locale, la green economy sta nel gruppo di testa poco dietro la filiera agroalimentare, l’imprenditoria giovanile e il turismo, ma molto avanti rispetto alla manifattura e anche alle nuove tecnologie, secondo un’indagine condotta da Demetra opinioni e coordinata da Ketty Vaccaro del Censis. I 10 capitoli del decalogo comprendono l’inserimento della green economy tra le priorità dell’agenda parlamentare e di governo, il clima, l’economia circolare, la rigenerazione urbana, la mobilità sostenibile, l’agricoltura sostenibile, la qualità ecologica delle imprese italiane, il capitale naturale, le risorse idriche, l’efficacia delle politiche pubbliche.

“Gli Stati Generali della Green Economy sono un’iniziativa che il Ministero dell’Ambiente sostiene e promuove dalla sua nascita – afferma il Ministro Gian Luca Galletti – perché rappresenta una grande occasione di confronto e una privilegiata sede di analisi e proposte per l’Italia del futuro”.

L’ Italia della green economy presenta molte luci ed ombre, è ad esempio uno degli stati europei più esposti ai rischi del cambiamento climatico e ha un interesse strategico alla riduzione della dipendenza dalle importazioni di combustibili fossili. Quando servirebbe accelerare il passo in questo settore, l’Italia sta rallentando nelle politiche per il clima: le emissioni di gas serra nel 2015 sono aumentate (+2,8%), per il 2016 non ci sono ancora dati definitivi ma stime di un lieve calo. Gli investimenti nelle rinnovabili sono dimezzati negli ultimi 4 anni: da 3,6 Mld nel 2013 a soli 1,7 Mld nel 2016. Nei primi 8 mesi del 2017 la produzione di elettricità da fonti rinnovabili è scesa ancora del 5% rispetto al 2016. Le emissioni specifiche di CO2 per KWh, dopo essere calate per molti anni, hanno ripreso a crescere. Ma è anche al primo posto nell’ agricoltura di qualità: è secondo esportatore di biologico al mondo, dopo gli USA, con 1,6 Mld di euro nel 2015 ed è in testa anche per prodotti agroalimentari certificati nel 2016, con ben il 27,5% del totale europeo, davanti alla Francia con il 22,6%.

Ecco le 10 proposte
1. Inserire la transizione alla green economy fra le priorità dell’agenda parlamentare e di governo
2. Fare della sfida climatica l’occasione per rinnovare il sistema energetico, rilanciando le rinnovabili e l’efficienza
3. Puntare sull’economia circolare per superare il modello lineare di spreco e alto consumo di risorse
4. Attivare un Piano nazionale per la rigenerazione urbana, supportato con gli strumenti e gli indirizzi della green economy
5. Far cambiare direzione alla mobilità urbana dando priorità nell’allocazione degli investimenti pubblici nelle infrastrutture in
6. Assicurare lo sviluppo di un’agricoltura sostenibile, di qualità e multifunzionale fermando il consumo di suolo agricolo e con
7. Promuovere l’elevata qualità ecologica quale fattore decisivo per il successo delle imprese italiane attraverso una riforma della
8. Tutelare e valorizzare il capitale naturale e i servizi eco-sistemici come asset per la qualità del benessere e il futuro dell’economia.
9. Investire nella gestione delle acque per assicurare una risorsa strategica, per eliminare gli sprechi e ridurre i rischi di alluvioni. 1980 e il 2015 l’Italia ha subito danni per 65 miliardi di euro a causa di eventi climatici estremi.
10. Rendere più efficaci le politiche pubbliche
“La consapevolezza delle sfide della nostra epoca, l’importanza decisiva della transizione alla green economy per affrontarle e l’impegno per le misure per attuarle devono essere – ha dichiarato Edo Ronchi, del Consiglio Nazionale della Green Economy – criteri fondamentali per valutare le proposte politiche e valutare se siano all’altezza dei tempi o inadeguate. Lo sviluppo di una green economy è importante per cogliere le grandi potenzialità green dell’Italia e assicurare uno sviluppo sostenibile, con maggiore occupazione e un miglior benessere”.

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