Quella appena iniziata negli uliveti laziali si preannuncia una campagna olearia dal sapore dolciamaro. L’istituto del mercato agricolo Ismea infatti stima che nel Lazio si raccoglierà il 20% di olive in meno rispetto allo scorso anno: un calo che per le 67 mila imprese attive nel settore si tradurrà in una perdita di 20 milioni. Lo riferisce il ‘Corriere della Sera’ precisando che in particolare dagli alberi piantati negli oltre 81 mila ettari di terreni, coltivati per l’8o% in collina, ci si aspetta quasi 850 mila quintali di frutti.
Dal processo di trasformazione che avverrà nei 322 frantoi sparsi sul territorio verranno imbottigliati più di 212 mila litri di olio. “Tutti attendevamo un’annata carica, ma la gelata di aprile e la siccità estiva hanno colpito duramente gli imprenditori, ai quali non è rimasto altro che incrementare gli investimenti irrigui per salvare la stagione – spiega al ‘’Corriere della Sera’’ il presidente locale di Coldiretti David Granieri -. Conserveremo il primato sulla qualità ma siamo in difficoltà sulle quantità. Ora più che mai servono un rinnovamento degli impianti e il recupero degli ulivi abbandonati”.
Non in tutte le province però si sono registrai gli stessi numeri. A Frosinone ad esempio la riduzione si è fermata al 5%, contrariamente a viterbo, che affossa la media generale con un – 35%. «Una situazione ancora più grave se si considera che ü dato della Tuscia pesa per il 33% sul totale regionale – ricorda Alessio Trani, presidente Confagricoltura del Lazio -. Stiamo anticipando la fase della raccolta in modo che a finire sugli scaffali dei supermercati sarà un olio più pregiato, con meno ossidanti e in grado di competeré con quelli importati dall’estero. Una concorrenza necessaria, poiché quanto prodotto dalle ditte nostrane copre solo un quinto del fabbisogno intemo e il 40% è destinato direttamente all’autoconsumo».
La crisi non è concentrata solo a nord della capitale, ma tocca anche il sud Pontino. “L’alternanza necessaria a far rifiorire le olive destinate alla mensa, come quella dop di Gaeta, per Latina significa rinunciare ad almeno un 20% dice il presidente di Assofrantoi Paolo Mariani -. La mancanza di attacchi di funghi e mosche incrementa la purezza dei nostri extravergini di origine protetta “Tuscia”, “Canino”, “Sabina” e “Colline Pontine”. Eccellenze che contiamo di valorizzare attraverso le risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza che sono in arrivo”.
Gli unici capoluoghi a non subire contraccolpi significativi sono Rieti e Roma, che tuttavia sono alle prese con altri tipi di problemi. Uno di questi è la mancanza di manodopera