Elezioni: Domenica parlano gli elettori dopo una deludente ‘’Campagna’’ 

In un clima surriscaldato dalla guerra in Ucraina e le minacce di Putin le diverse aspettative dei partiti che puntano a restringere l’area dell’astensione

Ci siamo. Domenica 25 settembre gli elettori sono chiamati alle urne per dare vita ad una nuova legislatura e ad un nuovo governo (in Sicilia si vota anche per il rinnovo dell’assemblea regionale e per il presidente). All’appuntamento elettorale ci si arriva in un clima che, negli ultimi giorni di campagna elettorale, si è notevolmente riscaldato, in particolare per gli appelli dei vari leaders agli indecisi che, se decideranno di andare a votare, potrebbero incidere sul risultato della consultazione.

Come è noto, questa sarà la prima elezione dopo la riforma, introdotta su input del Movimento Cinquestelle, che ha ridotto il numero dei parlamentari (da 630 a 400 i deputati e da 315 a 200 i senatori). Inoltre, per la prima volta i giovani dai 18 ai 25 anni potranno votare non solo per la Camera ma anche per il Senato.

Come si arriva a questo appuntamento? Con aspettative ed animi diversi. Nel centrodestra si confida non tanto sulla vittoria, che appare scontata, quanto sulle sue dimensioni. Giorgia Meloni, alla guida di FdI, spera di raccogliere una larga messe di consensi ma, nello stesso tempo, teme che un forte ridimensionamento dei suoi alleati, ovvero la Lega di Matteo Salvini e Forza Italia di Silvio Berlusconi, possa portare a delle fibrillazioni nella futura maggioranza.  E ciò  potrebbe incidere sia sulla composizione del governo sia sulla sua navigazione in un momento di grande difficoltà per la guerra in Ucraina e per le conseguenze sul caro-energia che si ripercuote su tutti i settori produttivi del Paese.

Nel centrosinistra, che appare rassegnato alla sconfitta (anche se ciò non traspare ufficialmente nelle dichiarazioni di Enrico Letta), si confida invece, usando un termine militare, in una “riduzione delle perdite” e quindi un risultato in grado di impedire una piena governabilità della coalizione avversaria. E, soprattutto, che Meloni, Salvini e Berlusconi non siano in grado di apportare modifiche all’attuale assetto costituzionale, evitando un eventuale referendum. Infatti la battaglia del Pd e dei suoi alleati punta a contenere il più possibile l’affermazione del centrodestra,  impedendo che possa ottenere più dei due terzi del nuovo Parlamento (quorum necessario per evitare una consultazione referendaria). Importantissima è quindi la conquista di più collegi uninominali possibile.

Tra i due maggiori contendenti, però, ci sono altri che potrebbero svolgere un ruolo importante. Ci riferiamo al nuovo M5S guidato da Giuseppe Conte ed al Terzo Polo di Azione (Carlo Calenda) e Italia Viva (Matteo Renzi).

I pentastellati, che fino a qualche mese fa venivano segnalati in forte declino, sembrano aver invertito la tendenza negativa e, in particolare,  pescando nel serbatoio elettorale del Sud, puntano forte sulla difesa strenua del reddito di cittadinanza. Il partito di Conte potrebbe  essere, con l’exploit di FdI, una vera sorpresa. Una sorpresa che in parte sta spaventando il centrosinistra perché i Cinquestelle possono pescare nel suo bacino elettorale (Conte definisce il suo movimento una forza progressista) oltreché tra i delusi dalla politica.

Altro incomodo per i due principali duellanti è rappresentato dal Terzo Polo. Calenda e Renzi puntano ad una forte affermazione della loro mini-coalizione per diventare, in caso di crisi dei futuri vincitori delle elezioni, un ago della bilancia nella ricerca di nuovi equilibri che possano portare alla nascita di un nuovo governo “stile Draghi”.

Infine una forte incognita, comunque, è rappresentata dall’astensionismo. Prima del silenzio dei sondaggisti imposto dalla legge (circolano comunque sondaggi clandestini), l’area dell’astensione era data a più del 40% degli elettori. Probabilmente, domenica 25 questa area si sarà ristretta, ma non di molto. La parola passa ora agli elettori.

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