Elezioni: guerra e astensione dei giovani pesano sul voto ‘’scontato’’

L’unica novità potrebbe essere una crescita dei cinquestelle tale da disturbare al Senato la maggioranza del centrodestra 

Forse mai una campagna elettorale è nata e si è svolta sotto una cattiva stella come quella che porterà domenica prossima gli elettori a votare senza alcuna suspance per chi uscirà dalle urne vincitore. Infatti i sondaggi, prima che fossero vietati, hanno confermato più volte l’affermazione del centrodestra, con in testa Fratelli d’Italia e la leader, Giorgia Meloni, nuovo presidente del consiglio.

Oltre che da un risultato scontatissimo, gli affrettati programmi elettorali sono stati pressoché cancellati dagli sviluppi della guerra in Ucraina, che hanno tenuto banco nel dibattito fra le forze politiche e sociali, assumendo spesso toni molto aspri.

Il confronto, oltre alle palesi proposte propagandistiche su fisco e lavoro, si è perso fra gli aiuti militari da continuare o meno, sulle sanzioni con effetti più negativi sulla nostra economia che sull’invasore russo, nonché i rapporti nel passato di alcuni partiti con Putin, diventato oggi imprevedibilmente minaccioso. Tutto ciò ha prodotto un fiume di parole che ha riempito le tv, i giornali e i social,  lasciando però, alla fine,  la sensazione di un grande vuoto da parte di quella che dovrebbe diventare la nuova classe dirigente del Paese.

“La campagna elettorale del 2022 sarà ricordata per la povertà dei messaggi. Una campagna elettorale disabitata: di pensieri, leadership, capacità di mobilitazione del paese”. Scrive infatti  Marco Damilano, all’esordio del mensile ‘Politica’, affidatogli dall’Editoriale Domani, rilevando “un grande vuoto di potere, di fiducia , di partecipazione che porta all’estensione”.

Su “La Repubblica” lo psicanalista Massimo Recalcati  attribuisce l’astensionismo innanzitutto all’evaporazione della politica, al venir meno di un’idea alta, ideale, nobile e militante. “È un fenomeno – rileva – che implica anche la perdita di ogni slancio ideale nei confronti della partecipazione alla vita collettiva. Il problema – osserva – è quello di rendersi conto che le giovani generazioni si stanno drammaticamente staccando dalla considerazione che l’impegno politico sia una condizione fondamentale della vita civile”.

Secondo Recalcati piuttosto che battersi per estendere il diritto di voto ai sedicenni, sarebbe il caso di insegnare nelle scuole che la conquista del diritto di voto è stata nel nostro paese una conquista bagnata col sangue e che un debito simbolico ci lega profondamente alle generazioni che lo hanno conquistato. “La bolla astensionista non è un partito – sottolinea – ma una inclinazione pericolosa del nostro tempo che riflette la caratterizzazione profonda dell’individualismo ipermoderno, il quale ritiene che tutto ciò che non riguardi il mio Io e la sua corte di interessi più immediata non abbia alcun valore”.

Secondo Dataroom di Milena Gabanelli,  su “Il Corriere della Sera”, 4,7 milioni di giovani, nati dopo il 1997, cosiddetti Generazione Z, andranno per la prima volta alle urne. Il loro voto potrebbe influire sui risultati e un astensionismo previsto nell’ordine del 40 per cento, di cui un dieci per cento di indecisi. E ciò ha spinto allo sbarco, sia pure impacciato, dei leaders sul social cinese Tik Tok, dove gli Gen Z si informano.

Comunque l’assenza nel dibattito dei temi per loro importanti, come l’ambiente e i diritti, insieme alla penuria di candidati giovani nei quali possano sentirsi rappresentati, potrebbero essere buoni motivi per contribuire ad alzare ulteriormente l’asticella dell’astensione salita dal 1992 al 2018, dal 12,65% (6milioni) al 27,06% (12,5 milioni).

Va comunque dato atto, come gli riconoscono alcuni opinionisti,  al leader dei cinquestelle, Giuseppe Conte,  di aver saputo ridare un’identità al partito. Da un lato con un dettagliato programma di 250 pagine che fa “sognare” (come piace e hanno bisogno i giovani, secondo Recalcati ) un profondo cambiamento in tutti i campi con al centro la persona e la qualità della vita. Dall’altro una campagna elettorale giudicata spregiudicata e demagogica, ma di straordinaria efficacia, che sta raccogliendo i frutti con una progressiva crescita nei sondaggi.

Tanto che i cinquestelle potrebbero essere l’unica vera novità di questa tornata elettorale, capaci di rendere la vita difficile al Senato a una  maggioranza che potrebbe non essere più così scontata.

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