Elezioni regionali: Bianchi chiude al Pd e la sinistra traballa

Incassato il "rifiuto" di Bianchi, il Pd torna a criticare il Movimento e la candidata sul terreno della trasparenza, in merito al suo ruolo alle Cinque Terre e in Rai

Le speranze del Pd di trovare in extremis un accordo con il M5s nel Lazio sono durate da Natale a Santo Stefano: giusto il tempo di aprire il panettone e Donatella Bianchi, candidata alla presidenza del Movimento, ha chiuso definitivamente la porta in faccia ad Alessio D’Amato e al suo estremo tentativo di ricucire l’alleanza del “campo largo”.

“Non ci sono i margini” per un accordo, dice Bianchi in una intervista rilasciata a “Il Fatto Quotidiano”, non lasciando spazio ad alcun tipo di ripensamento. Inoltre, a poco più di un mese dalle elezioni regionali del Lazio e a pochi giorni dalla presentazione ufficiale delle liste, l’appello di D’Amato non solo non ha avuto gli effetti sperati, ma stava rischiando di aprire una breccia con il Terzo polo, principale azionista della coalizione, che sarebbe stata lapidaria per il centrosinistra. “Le porte al M5s sono sempre aperte, anche se si volesse arrivare a un accordo in extremis. Se la candidata Donatella Bianchi volesse fare un ticket sarebbe una cosa gradita e sarei disponibile”, aveva detto ieri D’Amato a La 7. Ma non avrebbe fatto lui il passo indietro, anche visti i sondaggi che darebbero terza la candidata M5s. Per poi aggiungere: “Quindi, auspico si possa arrivare a un accordo, con lei come ‘vice’, ma se dall’altra parte non c’è volontà, io corro comunque per vincere”.

Un’apertura che faceva seguito all’appello di un gruppo di intellettuali di sinistra che nei giorni scorsi aveva chiesto a Pd e M5s di ricucire l’accordo. La richiesta, pubblicata sui social, era firmata – tra gli altri – dallo scrittore e insegnante Christian Raimo, dal giurista Luigi Ferrajoli, dal premio Nobel Giorgio Parisi, dalla scrittrice e giornalista Luciana Castellina e dallo storico dell’arte e rettore universitario Tommaso Montanari. Ma nulla è servito, la mano tesa è stata respinta senza appello dalla candidata del M5s.

“Non è una questione di poltrone ma di intese sui programmi. Giuseppe Conte aveva chiesto di parlare delle cose da fare, ma come risposta ha ottenuto una fuga in avanti su un candidato”, aggiunge Bianchi. Tra le questioni annose sempre il termovalorizzatore di Roma: “Il Pd vuole un inceneritore, cioè un impianto che costerà tantissimo a tutti i cittadini e che quando sarà ultimato tra 6-7 anni sarà già obsoleto. Non ci sono i margini”, chiosa Bianchi. Non manca una stoccata alla sinistra che l’accusa di voler regalare il Lazio alla destra che si è compattata attorno a Francesco Rocca: “Noi siamo stati coerenti ma non siamo stati ascoltati. Ora se qualcuno vuole fare un passo indietro è padrone di farlo”, sottolinea la candidata M5s.

Incassato il “rifiuto” di Bianchi, il Pd torna a criticare il Movimento e la candidata sul terreno della trasparenza, in merito al suo ruolo alle Cinque Terre e in Rai. “Appena eletta presidente della Regione chiederò l’aspettativa in Rai”, assicura la candidata M5s. Parole che non sono bastate a placare le polemiche, con il segretario romano Adrea Casu che attacca: “Donatella Bianchi chiarisce, in maniera furbetta, di puntare a prendere il doppio stipendio (da consigliera di opposizione e da conduttrice Rai) per i prossimi anni, visto che le sue possibilità di essere eletta presidente sono pari a zero. Ed anzi è stata messa in campo da Conte solo per tentare di far perdere il Pd e consegnare il Lazio alla peggiore destra presente in Italia. Ribadiamo che la Rai non è un autobus”, sottolinea Casu. “Ci mancava mi chiedessero di dimettermi pure dal condominio – ironizza la giornalista durante l’intervista al Fatto – comunque sicuramente rimarrò presidente del parco, perché è arrivato a 5 milioni di visitatori annui. Per quanto riguarda il mio ruolo in Rai, mi confronterò con la responsabile intrattenimento. Quando sarò eletta prenderò l’aspettativa”.

In attesa che arrivasse la risposta di Bianchi, la tensione nel centrosinistra era salita vertiginosamente. A D’Amato, infatti, aveva replicato infuriato il leader di Azione, Carlo Calenda che si è detto pronto, nel caso di una ricomposizione dell’alleanza, a trovare un’alternativa all’assessore uscente alla sanità. “Faccelo sapere rapidamente ⁦Alessio D’Amato, in tempo per presentare un nostro candidato alternativo a questo eventuale pastrocchio con il M5s – aveva scritto Calenda -. Basta giochini e alchimie. Parliamo di programmi”. Ma dopo la chiusura di Bianchi, D’Amato ha annunciato su Facebook: “Ora avanti con il programma della coalizione riformista e progressista”. Parole che sembrano avere lo scopo di ricompattare la coalizione, scossa da equilibri precari, diventati esasperati nelle ultime ore. “Per un futuro semplice” sarà il titolo del programma che “verrà presentato la prossima settimana – annuncia D’Amato -. Mi rivolgerò a tutti i cittadini e le cittadine della nostra regione che hanno avuto modo di vedere il mio impegno e la concretezza che ho già dimostrato nella lotta al Covid-19. Lo stesso impegno lo metteremo, insieme alle donne e agli uomini che hanno deciso di sostenere la mia candidatura, per una regione più prospera, più giusta e più sostenibile”, conclude.

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