Con le dimissioni del governatore Nicola Zingaretti si è aperta ufficialmente ieri la corsa per le elezioni regionali del Lazio. Da oggi il vicepresidente Daniele Leodori, che si sobbarca la guida amministrativa della Regione, ha 90 giorni di tempo per convocare le elezioni. Due le date probabili, il 5 o il 12 febbraio, ma non è escluso un accorpamento con altre elezioni per il 5 marzo. Il tempo, in ogni caso, per passare dai gazebo delle primarie – e così compattare l’alleanza – ci sarebbe. Lo sperano soprattutto le forze minoritarie della sinistra civica e progressista.
Ieri infatti, dopo smentite, ripicche e ammiccamenti, il Partito democratico e il Terzo polo hanno trovato un accordo sulla candidatura dell’assessore alla Sanità uscente, Alessio D’Amato. Sarà lui a rappresentare il centrosinistra, o quel che resta del campo largo con cui Zingaretti ha governato negli ultimi due anni nel Lazio, alle urne. E il segretario del Pd del Lazio, Bruno Astorre, ha promesso – a termine di una riunione al Nazareno in cui è stato deciso di candidare D’Amato – che martedì prossimo si deciderà sulle primarie. “Martedì si riunirà la direzione regionale. Sarà la coalizione a decidere se fare le primarie, probabilmente la prossima settimana. D’Amato è disponibile a farle – ha spiegato Astorre -. Lavoriamo perché ci siano anche Verdi e Si”.
Le liste minoritarie del centrosinistra, infatti, sono quelle che potrebbero guardare a un’uscita dall’alleanza con Pd e Terzo polo e puntare a una convergenza con il M5s: a meno di cambi dell’ultima ora, in particolare sul termovalorizzatore, è credibile infatti che il partito di Giuseppe Conte corra da solo.
Sul punto ha rotto il silenzio una delle possibili candidate alle primarie, la consigliera uscente della lista Civica Zingaretti, Marta Bonafoni: “Per proseguire l’esperienza virtuosa intrapresa negli ultimi 10 anni dall’amministrazione regionale e andare ancora più avanti – ha detto – c’è bisogno di un programma avanzato, di una coalizione larga e coesa e che i profili migliori si mettano a disposizione con generosità. In questo contesto intendiamo la candidatura ufficializzata oggi dall’assessore D’Amato per il Pd. Ora è necessario un allargamento della coalizione anche a mondi civici ed esperienze plurali, la costruzione del programma e la selezione della candidatura in maniera partecipata, con delle vere primarie di coalizione. In questa maniera avremo tutte le carte in regola per vincere e dare al Lazio una guida progressista, ancora una volta in controtendenza con la situazione politica nazionale”.
Intanto D’Amato ha ringraziato “il Pd e Nicola Zingaretti per la fiducia che mi ha dato in questi anni” e ha precisato: “Metto la mia esperienza a disposizione del centrosinistra e del Terzo polo. Vengo da una lunga militanza in borgata a Roma nel quartiere dove sono nato e dove vivo, Labaro. Metto questo lavoro e questa fatica a disposizione delle forze del centrosinistra e del terzo polo, delle forze civiche. Facciamo in fretta. Vogliamo dire ai cittadini del Lazio che noi ci siamo e che vogliamo continuare a fare crescere la Regione. Questi anni di lavoro, questo patrimonio non va sprecato, noi possiamo e dobbiamo vincere. I problemi ci sono e ci saranno, ma devono essere affrontati e superati con soluzioni concrete. L’unità fa parte del nostro dna, ma senza un chiaro impianto riformista che metta al centro il lavoro, lo sviluppo sostenibile e la ripartenza di quell’ascensore sociale fermo da tempo, rischia di diventare demagogia”. Soddisfatto il leader di Azione, Carlo Calenda, il quale pure però si appella alla fretta: “Alessio D’Amato non è del Terzo polo ma del Pd, ma come la Moratti in Lombardia penso che le persone si valutino per le cose che fanno, non per le etichette, e sono stati entrambi bravi assessori regionali alla Sanità”. Poi ha aggiunto: “Non partecipiamo alle primarie della sinistra, se vogliono farle le facciano, ma è meglio darsi una mossa”.