Elezioni regionali: Meloni aspetta Conte

È in attesa di una conferma di avere di fronte un'opposizione divisa, il che spianerebbe la strada al destra-centro. Nella folta rosa di candidati Chiara Colosimo potrebbe essere favorita

Mancano circa due mesi al voto per il prossimo consiglio regionale del Lazio e relativo presidente (si voterà il 12 febbraio 2023), ma per quanto riguarda il destra-centro tutto tace. Il fatto è che Giorgia Meloni, al di là dall’essere super impegnata nel ruolo di presidente del Consiglio (sul tappeto, in particolare, bilancio dello Stato da approvare entro fine anno ed i rapporti con l’Europa in tema di Pnrr ed accoglienza degli immigrati clandestini), sta attendendo le mosse di Giuseppe Conte per decidere chi candidare a “governatore”, nomina che, in base agli accordi con gli alleati, spetta a FdI.

La leader della coalizione di destra-centro, infatti, ha una rosa di nomi a sua disposizione non folta, ma comunque abbastanza nutrita (ad oggi si va da Fabio Rampelli, vicepresidente della Camera, a Chiara Colosimo, fresca deputata e consigliere regionale uscente; da Francesco Rocca, presidente della CRI, a Nicola Procaccini, europarlamentare di FdI ed ex sindaco di Terracina, e Paolo Trancassini, anch’egli europarlamentare e coordinatore regionale per il Lazio del partito della Meloni). Tutti nomi di peso per cui la scelta è difficile anche se la “Giorgia” nazionale sembrerebbe propendere per la Colosimo, che le ricorda molto il suo “incipit”.

Come detto, però, ad incidere sulla scelta del candidato saranno senza dubbio le vicende nel campo avverso, ovvero in quello delle opposizioni, quanto mai frastagliate. Se appare certa l’alleanza del Pd con Azione-Italia Viva (il nome di Alessio D’Amato, attuale assessore alla Sanità della Regione Lazio, è stato fatto per primo proprio da Carlo Calenda ed accettato, sia pure “obtorto collo”, dal Pd), più difficile, se non impossibile, appare un accordo con i cinquestelle di Conte. A pesare come un macigno sull’alleanza di difficile composizione è la vicenda del termovalorizzatore a Roma, che ha portato anche alla crisi del governo Draghi.

Ad aggiungere difficoltà a difficoltà c’è poi la volontà del leader dei pentastellati di tentare di superare il Pd nei voti nel Lazio che sarebbe un segnale importante per le elezioni successive (nel 2023 sono previste altre consultazioni amministrative) in vista di un sorpasso ai danni dei “democratici” a livello nazionale e di diventare il primo partito delle opposizioni.
Come si vede, un’alleanza tra Pd e M5S sembra davvero impossibile, ma in politica “mai dire mai”.

 

Attenta a questo detto, la Meloni quindi aspetta a calare il suo asso nella manica, ovvero il candidato alla presidenza del Lazio, in attesa di una conferma di avere di fronte un’opposizione divisa, il che spianerebbe la strada al destra-centro. Anche perché, a differenza delle elezioni comunali, a livello regionale non c’è il doppio turno e quindi non sarebbe possibile al fronte frastagliato degli oppositori del fu “campo largo” compattarsi dopo la prima chiama alle urne, perché non esiste un secondo turno che possa portare ad un risultato ,come quello del comune di Roma (il tribuno del popolo Enrico Michetti vincitore nella prima votazione, ma sonoramente sconfitto da Roberto Gualtieri nella seconda). Quindi la Meloni aspetta, ma quello che è certo è che non può procrastinare a lungo la sua scelta.

Approfondimento nel dossier

© StudioColosseo s.r.l. - studiocolosseo@pec.it
Il Sito è iscritto nel Registro della Stampa del Tribunale di Roma n.10/2014 del 13/02/2014