Ci siamo. Domenica e lunedì gli elettori del Lazio sono chiamati alle urne per eleggere “governatore” e consiglio regionale. Un voto importante anche alla luce del progetto del ministro leghista Roberto Calderoli per un’autonomia differenziata, che interessa in particolare modo la nostra regione e che i nuovi eletti dovranno applicare, una volta approvata dal Parlamento.
Voto importante, quindi, ma che non sembra essere così avvertito dai cittadini. La campagna elettorale, infatti, che oramai è giunta al termine, si è trascinata stancamente senza particolari sussulti. Pochi gli incontri dei candidati con la popolazione, pochi i manifesti affissi, quasi totalmente assenti sugli organi d’informazione i programmi elettorali e gli intendimenti dei partiti sul da farsi.
Sarà perché la vittoria sembra essere già assegnata al destra-centro, sarà per le divisioni nel campo delle opposizioni, sarà per una certa disaffezione verso la politica che porta a dire tanti cittadini che “tanto sono tutti uguali” per cui non vale la pena andare alle urne, fatto sta che tutte le previsioni portano ad immaginare un alto tasso di assenteismo.
E sarà infatti il partito dell’astensione e della scheda bianca quello che, probabilmente, si affermerà come primo nella prossima consultazione. Sono in tanti a pensare che potrebbe essere raggiunta, se non superata, la soglia del 50 per cento dei “non voto”, stracciando quindi ogni affermazione delle liste in lizza per il voto di domenica 12 e mattinata di lunedì 13 febbraio. Se queste previsioni dovessero trovare conferma, sarebbe un vero peccato perché amplierebbe il già grande distacco esistente tra paese reale e paese legale e renderebbe più debole la nostra regione nel confronto con le altre istituzioni.
Certo, non tutto l’astensionismo sarebbe motivato dal disinteresse dei cittadini nei confronti della cosa pubblica. Una causa del non voto andrebbe anche ricercata nel fatto che, sembrando a tanti che non ci sia partita tra destra-centro e opposizioni, molti elettori potrebbero pensare che il loro voto sarebbe ininfluente sul risultato della votazione e che, quindi, non vale la pena di andare presso i seggi, magari affrontando brutto tempo e temperature gelide, con il rischio anche di trovarsi in fila per ricevere la scheda elettorale.
C’è poi da dire che i candidati alla presidenza non attirano molta curiosità ed attenzione nell’opinione pubblica. Se si eccettua Alessio D’Amato (centrosinistra), un politico tutto tondo che però da anni si dedica solo alla sanità. Un ruolo importante quanto si vuole in un periodo come questo che ci ha visto travolti dal coronavirus, ma che ha fatto rivestire all’assessore di Nicola Zingaretti più la veste di un tecnico che di un politico. Sia Francesco Rocca (destra-centro) che Donatella Bianchi (M5S), sono personaggi che non appaiono in grado di trascinare le folle. In un periodo di “leaderismo”. E ciò è una grave mancanza ed infatti sono i leader dei partiti che li sostengono a garantire loro i suffragi che otterranno, Giorgia Meloni da un lato e Giuseppe Conte dall’altro.
Prepariamoci quindi a celebrare un’altra volta più che il successo del vincitore, quello dell’astensionismo. Certo, speriamo di sbagliarci e che alle urne si rechi il maggior numero possibile di elettori, dando così una maggiore legittimità a coloro che andranno alla Pisana ed al nuovo “governatore”. Sono tempi difficili ed il Lazio ha bisogno di amministratori capaci e forti di un mandato ampio concesso loro dai cittadini.