Enrico Stefàno spiega vita, morte e miracoli di un cantiere romano

All’interno del progetto ‘Fai la storia’, l’ex consigliere grillino spiega le tappe ‘esistenziali’ di un cantiere

Due consiliature e tanti progetti e cantieri per la mobilità visti nascere, crescere e realizzarsi. L’ex consigliere del Movimento Cinque Stelle Enrico Stefàno – che poi ha abbandonato la nave malconcia dell’ex sindaca Virginia Raggi – ha deciso di non presentarsi alle ultime elezioni comunali. Tuttavia non rinuncia a parlare – direttamente o no – della sua esperienza amministrativa, questa volta nell’ambito del progetto ‘Fai la storia’, un’iniziativa interessante nata per raccogliere idee e suggestioni per la Roma del futuro. Nello specifico, Stefàno si è concentrato sul cantiere, un’entità quasi mistica, che i romani vedono spuntare fuori nei pressi della propria abitazione ma di cui non conoscono le dinamiche e le caratteristiche.

Innanzitutto Stefàno individua in due anni il tempo che passa tra l’ideazione di un determinato progetto – sia esso legato alle metropolitane o a percorsi ciclabili – e l’avvio dei cantieri, una tempistica che nasce dalla necessità di rispettare determinati passaggi burocratici. Il primo step è quello del progetto preliminare, affidato ad una società di Roma Capitale – tipo Roma Servizi per la Mobilità – e incaricata di redigere un progetto di fattibilità. Nei casi di maggiore complessità, ci si potrà affidare anche a società esterne, qualora venisse ritenuto necessario. Dopo questo passaggio, ritenuto utile per cercare una sinergia tra politica e realtà attive sul territorio, c’è il progetto definitivo sul quale poi si dovrà esprimere la conferenza dei servizi, dove è opportuna l’espressione di un parere formale di tutti i soggetti coinvolti entro 90 giorni. “Parliamo mediamente di almeno una ventina di soggetti, per le opere più semplici: almeno 3 o 4 Dipartimenti (Mobilità, Lavori Pubblici, Ambiente), il Municipio sul quale l’opera ricade, la Polizia Locale, Ama, Atac, gestori sottoservizi (Areti, Italgas, compagnie telefoniche ecc), eventualmente Soprintendenze di Stato o Sovrintendenza Capitolina se l’opera può avere un impatto archeologico/paesaggistico (a Roma quasi ovunque) – spiega Stefàno – quella della conferenza dei servizi è inoltre una fase strettamente “tecnica” la Politica non può e non deve entrare in questi passaggi (ma magari può coinvolgere i soggetti di cui sopra nelle fasi precedenti, per farli arrivare “preparati” all’appuntamento)”. Ma prima del cantiere ci sono altri step di grande rilevanza: il progetto esecutivo, se nella conferenza dei servizi andasse tutto liscio, la gara e l’aggiudicazione.

“Attenzione però che l’iter non finisce con l’avvio del cantiere! I lavori vanno seguiti, perché possono sorgere in ogni momento imprevisti, difficoltà non previste (es impatto su altre opere o sottoservizi, od ostacoli di altra natura come ritrovamenti archeologici) o l’impresa potrebbe non rispettare i tempi previsti dal contratto – conclude l’ex consigliere pentastellato – ultima precisazione riguardo i tempi: tutti questi passaggi non possono durare all’infinito. La gara per i lavori deve essere pubblicata entro il 31 dicembre di ogni anno, “impegnando” così lo stanziamento, pena la decadenza dei fondi “appostati” 12 mesi prima o nei mesi successivi con apposite variazioni o assestamenti di bilancio”.

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