Fendi sfila e farà restyling del Tempio di Venere

Omaggio a Lagerfeld in un sito simbolo della Capitale: "il Tempio di Venere" che la maison, celebre per le sue favolose pellicce restaurerà con 2.5 mln

 

 Fendi ha reso omaggio al suo storico direttore creativo, Karl Lagerfeld, (scomparso lo scorso febbraio) artefice del successo della maison e  suo mentore per 54 anni, con una sfilata che si è svolta (giovedì 4 luglio) in un luogo magico della capitale. Il Tempio di Venere, adagiato sul colle Palatino, dov’è la leggenda vuole sia nata Roma.

Un sito antico, che la maison del gruppo Lvmh ha deciso di restaurare con un finanziamento di 2,5 milioni di euro.

Ma anche una location che per la prima volta ospita un defilè di moda. Anche se non per la prima volta un evento fashion, visto che Valentino nel 2007 volle come scenario di una delle sue tre feste romane d’addio alla moda, proprio quelle colonne sacre volute dall’Imperatore Adriano nel 121 d.C. In quell’occasione in molti notarono Karl Lagerfeld, che scattava fotografie (altra arte che amò per tutta la vita) ad Uma Thurman, vestita con un lungo peplo bianco, proprio come una dea, e in posa per il maestro tra i ruderi.

L’omaggio a Lagerfeld di Fendi è stata una collezione di 54 capi artigianali, “di cui 21 nuovi, che ha realizzato anche in pelliccia sostenibile – spiega Silvia Venturini Fendi – ricavata dalla lavorazione di cachemire e altri materiali. Gli altri sono ‘rimessi a modello’, cioè rielaborazioni di pezzi d’archivio”.

54 outfit, tanti come gli anni in cui Lagerfeld ha modellato la maison fondata da Adele ed Edoardo Fendi nel 1925 come negozio di pellicce e borse.

Le cinque figlie della coppia, divenute in seguito le celebri 5 sorelle Fendi, subentrarono negli anni Cinquanta. Lagerfeld arrivò nel ’65 e donò alla maison un’immagine rivoluzionaria con la ricerca di materiali e lavorazioni inedite.

Su una pedana di marmo immersa in una scenografia che ricrea un giardino all’italiana, hanno sfilato, su una sorta di sentiero al tramonto, come il titolo del defilè “The Down of Romanity,” abiti da ballo stampati con gli stessi tasselli esagonali dei pavimenti mosaico del tardo Impero, ripresi dalle navi di Nemi di Caligola e dai pavimenti della Domus Tiberiana.

A seguire l’iconica pelliccia ‘Astuccio’ disegnata dal Kaiser nel 1971, riletta da Silvia Fendi in pelliccia sostenibile intarsiata su tulle. Cappe fatte con materiali che imitano il fur e vere pellicce trasformate. Robe manteau, cappotti Seventy e il trench fatto per Silvana Mangano in seta e zibellino, tailleur in seta anni ’70, come quello bianco che apre la sfilata, abiti larghi in pattern a tasselli di marmo, venature cristalline e colori ultraterreni, per una palette che va dai pastello al citrino, dal verde giada al quarzo rosa e dal calcedonio ai colori dei minerali e della terra screziati d’oro.

Hanno sfilato abiti impero, le spalle nascoste e i décolleté grafici. Cestini e motivi floreali ripetuti su telai in pelle e onde di visone marmorizzato. Gonne longuette, camicette e pantaloni palazzo in moiré e in gazar marmorizzato sostenuti da una lingerie satinata, mentre sugli abiti diafani con maniche alla magiara crescono petali piumati, griglie di perline ottagonali e spighe di grano in rafia. Le tecniche di tessitura tornano su preziose Baguette in pelliccia, sandali e stivali trasparenti, spighe e fiori pelosi innestati su tulle, a ricreare i tre temi guida della collezione. Tutti spunti da un libro caro a Lagerfeld sulla Secessione viennese, marmi e natura, ricreata anche nella scenografia del defilè che è un giardino all’italiana. A seguire un dinner esclusivo col presidente di Lvmh Bernard Arnault, Silvia Venturini Fendi e e il ceo della maison Serge Brunschwig. Nel parterre figuravano anche Catherine-Zeta Jones con la figlia Carys Douglas, Susan Sarandon, Luca Guadagnino, Alba Rohrwacher, Margherita Buy.

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