II pallido giallo ocra e il color mattone, le fioriere rinate sotto ìe finestre, come un tempo con quei disegni geometrici che le impreziosivano, i comignoli, gli archi, le vecchie lampade. E davanti la magia del giardino al centro della corte.
Rinascono così, dopo un restauro filologico, fatto come per una chiesa del Seicento, riscoprendo con la tecnica dello scialbo, come si fa per gli affreschi, le tinte originarie delle facciate, due blocchi di abitazioni dello storico Lotto 15 della Garbatella, costruito negli anni Trenta. Un piccolo miracolo, nato dalla collaborazione tra l’Ater, proprietaria delle case, la Soprintendenza Speciale guidata da Daniela Porro e l’università Roma Tre.
«Il progetto della Garbatella – spiegano a ‘’La Repubblica’’ Ilaria Delsere, l’architetto della Soprintendenza, e Francesca Romana Stabile, docente di Restauro architettonico a Roma Tre – nasce per imitare la città storica e le sue stratificazioni, la struttura dei borghi.
Più che di Barocchetto romano, come è stata chiamata questa architettura, si dovrebbe parlare di Ambientismo, il tentativo riuscito di una garden city sull’area collinare di San Paolo dall’aspetto pittoresco. E questo lotto di proprietà pubblica, dopo 70 anni tutelato, ora rivive anche in concomitanza con il centenario del quartiere con tutto il suo senso di identità».
I vasi, squadrati e rotondi sotto le finestre, i cimaroli, come si chiamano a Roma i comignoli, e tutti gli altri elementi sono stati ricostruiti fedelmente anche grazie ai rilevi, come spiegano, «studiati e catalogati dalla tesi di laurea di uno studente, l’architetto Rocco Rottura».
Insomma – rileva ‘’La Repubblica’’ – un restauro esemplare per queste case rapide, così le chiamavano, destinate agii sfollati dopo le demolizioni fasciste in Centro, ideate dall’architetto Gustavo Giovannoni, edilizia popolare ispirata al modello della città giardino.
In particolare le case rapide del Lotto 15, che conservano molte delle caratteristiche originarie, furono progettate dall’Icp come palazzine. Ma non solo. Ci sono le essenze scelte per i giardini, la qualità delle tecniche costruttive, le decorazioni e l’attenzione ai dettagli.
E adesso che l’architettura del primo Novecento viene valorizzata, adesso che si cerca di difendere ad esempio anche tutta la schiera dei villini del quartiere Trieste e del Nomentano, Garbatella rientra proprio in questa operazione. Come si farebbe per una villa rinascimentale o un palazzo barocco.
E le tecniche usate dalla Soprintendenza sono le stesse, ricostruzione filologica e restauro integrale, aiutandosi inoltre con foto d’epoca. I risultati si vedono, confrontando le palazzine restaurate con le altre, frutto di diversi lavori di manutenzione non accurati con le tinte deteriorate, le decorazioni spesso distrutte, le lampade sostituite con impianti moderni.
L’architetta e la studiosa, in collaborazione con un’altra docente di Roma Tre, Paola Porretta, hanno rovistato gli archivi di Ater, messi a disposizione dal l’allora direttore generale Andrea Napoletano, alla ricerca dei progetti originari, hanno eseguito stratigrafie, hanno recuperato il color travertino per le decorazioni realizzate a base di latte di calce e terre, hanno perfino conservato per quanto possibile i coppi e le tegole originari dei tetti.
Un restauro che può essere l’inizio della rinascita per un quartiere del Municipio VIII spesso abbandonato al degrado.