Roma 2021, gli architetti ai candidati sindaci: riformare gli appalti

Bisognerà puntare “sul confronto e sulla partecipazione”, chiede il presidente Cristian Rocchi. Campo di intervento prioritario lo “sblocco della macchina amministrativa"

Gli architetti chiedono una revisione degli appalti al prossimo sindaco di Roma. Una richiesta avanzata considerato che da qui al 2025, anno del Giubileo, la Capitale potrebbe conoscere una nuova stagione di cantieri. E ci sono da mettere a frutto i fondi che arriveranno dal Pnrr, a patto però che siano rispettati tutti i criteri di sostenibilità ambientale.

L’appalto integrato non è la giusta soluzione per accorciare i tempi burocratici e questo ci dice l’esperienza passata. Nella maggior parte dei casi, gli appalti integrati producono ricorsi, quindi ciò che si pensa essere uno strumento di semplificazione, diventa uno strumento per intasare ulteriormente i nostri tribunali e ritardare quindi gli investimenti sul Paese”. È quanto affermano in un comunicato congiunto gli Ordini degli Architetti P.P.C. della Federazione del Lazio (Frosinone, Latina, Rieti, Roma e Viterbo). L’appalto integrato prevede l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dell’esecuzione dei lavori.

“L’appalto integrato – proseguono gli architetti – deve essere utilizzato solo come extrema ratio, quando la necessità di salvare un bene culturale o l’urgenza di riattivare o edificare un asset importante per il Paese, supera il sistema di tutele espresso dalle professioni tecniche ordinamentate, nella progettazione e nella direzione di opere. Tale tutela si esprime attraverso il controllo del lavoro delle imprese, finalizzato alla verifica che i lavori vengano realizzati facendo salvi gli interessi dello Stato”.

In questi giorni si sta votando per il rinnovo delle cariche dell’Ordine. Tre le liste in lizza: Architettura al centro, Essere architetti, Pro architettura in movimento. “Roma  dovrà essere messa in grado di attirare finanziamenti e di poterli spendere creando la città di domani». Per farlo bisognerà puntare “sul confronto e sulla partecipazione”, chiede il presidente Cristian Rocchi. Per Rocchi, campo di intervento prioritario è quello dello “sblocco della macchina amministrativa: gli uffici pubblici – di Roma e non solo – devono essere messi in condizione di funzionare correttamente, mentre oggi non avviene. Soprattutto a causa della carenza di personale. Già due anni fa mancavano 60 persone al Dipartimento Programmazione e Attuazione Urbanistica (Dpau), Archivio progetti e Ufficio condono». Oggi la situazione si è aggravata: servono almeno 80 dipendenti nel solo Dpau.

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