Il governo di destra-centro presieduto da Giorgia Meloni si è insediato e, riscossa la fiducia del Parlamento, potrà ora agire nella pienezza dei suoi poteri. La soluzione della crisi politica creata dalle dimissioni di Mario Draghi è stata trovata in tempi record per l’Italia, sia per la necessità di affrontare in tempi rapidi le gravi emergenze che interessano il nostro Paese (caro bollette, inflazione, crescita della povertà e guerre in Ucraina), sia per il risultato elettorale che ha dato una chiara vittoria allo schieramento presieduto dalla leader di FdI.
Nonostante le turbolenze create da Silvio Berlusconi sia durante la campagna elettorale che nelle fasi successive che hanno portato alla nascita del nuovo esecutivo, la Meloni è andata dritta per la sua strada ed ora da Palazzo Chigi prova a portare l’Italia fuori dal guado attuale affrontando i vari problemi che renderanno difficoltosa la navigazione del suo governo.
Ribadita la fedeltà all’Alleanza atlantica ed all’appartenenza europea, la premier ha ora la necessità di vincere lo scetticismo che predomina a Washington ed a Bruxelles sulla linea politica che intende perseguire. Nelle due Capitali, infatti, permangono le perplessità nei suoi confronti per le posizioni di qualche anno fa da lei assunte rispetto alla Nato ed alla Ue. Certo, da allora acqua ne è passata sotto i ponti del Tevere, e la Meloni vuole dimostrare con i fatti che la sua non è un’ostilità nei confronti dell’Alleanza occidentale e dell’Unione Europea, ma solo la richiesta di un riequilibrio.
In sede Nato con la creazione di un esercito europeo e di un maggiore bilancio per la Difesa che permetta al Vecchio Continente di trattare quasi alla pari, se non alla pari, con l’alleato statunitense. In sede UE, invece, l’obiettivo del governo di destra-centro è quello di contrastare l’asse franco-tedesco (se esiste ancora) per creare un nuovo vertice del quale l’Italia faccia parte. L’incontro con Emmanuel Macron di domenica sembra essere un buono viatico.
A livello nazionale i problemi sono molti e, se non affrontati positivamente in tempi rapidi, potrebbero esplodere dando vita ad un nuovo “autunno caldo”. Opposizioni e sindacati sono pronti a “cavalcare la tigre” della protesta e la Meloni lo sa benissimo. Quindi i primi atti del suo governo saranno sicuramente quelli di affrontare il “caro bollette” e l’inflazione che sta erodendo il potere d’acquisto degli italiani. Tutto questo mentre, entro il 31 dicembre, dovrà essere approvato il bilancio dello Stato e mentre bisogna continuare a dare attuazione al Pnrr (Piano nazionale di ripresa e resilienza) sia pure con modifiche, se approvate da Bruxelles, dovute alla cambiata contingenza economica e sociale con un forte rialzo di tutti i prezzi, a partire dalle materie prime.
Certamente, in questo contesto, Giorgia Meloni avrebbe preferito che la legislatura passata fosse terminata alla scadenza naturale di marzo 2023 e che fosse stato Mario Draghi ad affrontare e risolvere, almeno in parte, i tanti problemi sul tappeto, ma tant’è. Ora si trova lei a Palazzo Chigi, prima donna premier in Italia, ed a lei spetta sbrogliare la difficile matassa della situazione italiana.
Sembra essere partita con il piede giusto, con una determinazione invidiabile accompagnata da un sano realismo, ma le difficoltà sono molte e non poche – crediamo di non sbagliarci – saranno create dagli alleati di governo. Lega e Forza Italia, infatti, sono uscite notevolmente ammaccate dal voto del 25 settembre (in pratica hanno perso entrambe circa il 10 per cento dei voti rispetto alle elezioni del 2018) e, quindi, cercheranno non solo di far valere la loro indispensabilità per la maggioranza che regge il governo, ma tenteranno anche di far emergere la loro differenza da Fratelli d’Italia. Una bella gatta da pelare, non c’è dubbio. Vedremo se la leader di FdI riuscirà a far valere efficacemente la sua leadership nella coalizione, profondamente mutata rispetto alla prima, nata nel 1994 sotto l’egida ed il controllo di Silvio Berlusconi.